giovedì, gennaio 25, 2007

 

IL GOVERNO DEI CONFLITTI



…le dichiarazioni del ministro della Giustizia il quale nella prima visita ai detenuti di Rebibbia, come un Masaniello qualsiasi, ha tenuto far sapere che stava più con loro che con i magistrati e non si è risparmiato nelle critiche alle intercettazioni telefoniche e nella difesa dell’indulto, come primo passo verso l’amnistia… (Il Governo dei conflitti, pag. 55)

L'abbiamo letto questo libro e lo consigliamo a tutti. A tutti coloro che ancora hanno la forza di indignarsi in questo Paese. A tutti coloro che vogliono capire perchè i partiti tradizionali non risecono (non vogliono) a risolvere i problemi decennali di questa povera Italia. A tutti coloro che vogliono sapere perchè dopo Cirio e Parmalat, dopo calciopoli, dopo i furbetti del quartierino (leggi Unipol e cooperative rosse), dopo i tanti scandali che avrebbero dovuto imprimere quella forza necessaria al Paese per cambiare realmente, invece di favorirla, il centrodestra ed il centrosinistra abbiano invece deciso di agire come se nulla fosse accaduto e in completo accordo abbiano escogitato il colpo di spugna dell'indulto.

Ecco perchè abbiamo deciso di dare grande risalto alla presentazione del libro a Torino (30 gennaio, ore 18, aula magna ITIS Avogadro, Via Rossini, 18) e a Napoli (27 gennaio, ore 10, presso il Palazzo Serra di Cassano, via Montedi Dio 14, sede dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici), nella speranza che più gente possibile possa sentire parlare persone come Veltri, Paola, Travaglio, Caselli, ecc.; perchè solo per il fatto che ci siano persone che nonostante tutto continuano, con tutte le loro forze, a combattere per una moralizzazione della politica e per un reale avvicinamento di questa ai bisogni dei cittadini, forse vuol dire che non tutto è perduto in Italia.

F.to Comitato contro l'indulto
comitatocontroindulto@gmail.com

PS
grazie alla collaborazione col meetup "amici di B. Grillo" di Torino chiunque potrà partecipare e/o vedere via internet il convegno del 30.

Per utilizzare lo skypecasts cioè per collegarsi e ascoltare il convegno tramite skype, scaricate la versione 3.0 dal sito www.skype.com e poi cercate e collegatevi allo skypecasts dal titolo:GLI AMICI DI BEPPE GRILLO: UNA PRIORITA' DEMOCRATICA.
La trasmissione avrà inizio il 30 gennaio dalle ore 18:00

Per utilizzare lo streaming video, per cioè vedere e ascoltare quasi in diretta il convegno bisogna collegarsi al sito: www.antenneattive.org
scaricare il programma TVANTS e poi collegarsi al link del convegno (trovate tutto sulla pagina web del sito). Apparirà una finestra video che mostrerà quello che verrà ripreso dai cameramen degli amici di Beppe Grillo di Torino.
Per consentire un buffering adeguato si consiglia di collegarsi almeno 5 minuti prima dell'inizio del convegno (la trasmissione sarà attiva il 30 gennaio dalle 17:45).
Tramite lo skypecasts sarà possibile intervenire e fare domande ai relatori (cosa che si farà nell'ultima parte del convegno).

venerdì, gennaio 19, 2007

 

QUEL PASTICCIACCIO BRUTTO DE MONTECITORIO (ovvero quanto poco è piaciuto agli italiani l'indulto)

Due italiani su tre (66%) si dichiarano contrari al provvedimento di clemenza. Soltanto il 14% condivide l’indulto nella forma in cui è stato realizzato.

Tra i contrari, quasi la metà, il 46,9%, dichiara la propria avversione verso ogni provvedimento di clemenza, indipendentemente dalle ragioni che lo motivano. L’altra metà (45,8%) si dimostra possibilista ma critica l’elevato numero di reati inclusi nel condono attuato nel 2006 oppure considera eccessivo lo sconto di pena di tre anni (6,8%).

Più della metà dei cittadini considera l’indulto per niente risolutivo rispetto al problema dell’affollamento delle carceri (43,6%) o poco indispensabile (14%), mentre solo il 5,6% lo condivide pienamente e il 16,9% lo fa con qualche riserva.

Il 59,7% del campione ritiene che il provvedimento abbia influito negativamente sulla fiducia che i cittadini ripongono nella giustizia. Sul piano personale, una percentuale significativa di intervistati, il 37,3%, afferma che dopo l’indulto la propria fiducia nella giustizia è diminuita, anche se prevale la quota di chi la definisce invariata (40%); solo l’1,6% si dice più fiducioso nella giustizia.

Il 59,2% degli intervistati ritiene inoltre che l’indulto, mettendo in libertà un alto numero di detenuti, anche autori di reati gravi, abbia generato seri problemi di sicurezza per i cittadini italiani. Ben il 60,5% degli intervistati non considera l’indulto un atto di umanità nei confronti dei detenuti: il 39,9% non è per niente d’accordo con questa affermazione, il 20,6% lo è poco, il 15,8% abbastanza e solo il 3,8% molto.

Rispetto all’attribuzione della responsabilità politica del condono, il 41,5% degli italiani riconosce correttamente il contributo di maggioranza e opposizione all’approvazione della legge. Il resto del campione si divide equamente tra coloro che imputano la decisione al Ministro Mastella (18,3%), coloro che la considerano il frutto dell’operato delle sole forze di Governo (18,9%) e coloro che non sanno o non vogliono rispondere (19,9%); solo l’1,4% attribuisce la responsabilità all’opposizione (bel colpo centrosinistra, nda).

La stragrande maggioranza degli elettori di destra e centro-destra (78,9%) esprime una netta contrarietà al provvedimento. Tuttavia l’avversione riguarda anche gli elettori di centro (69,5%). Ed il 60% di coloro che si collocano nell’area di sinistra o di centro-sinistra: tra questi, il 60% avrebbe preferito che l’indulto fosse applicato solo ad alcune tipologie di reato. Da segnalare ancora la contrarietà a qualsiasi forma di clemenza da parte della metà degli italiani che rifiutano la collocazione in qualsivoglia schieramento. Un’avversione assoluta che riguarda oltre la metà degli elettori di centro e di destra e circa un terzo di chi si schiera a sinistra.

La sfiducia nella giustizia ed il crescente senso di insicurezza che ne deriva riguardano gli elettori di tutti gli schieramenti politici, con percentuali che oscillano tra l’80% degli elettori di destra e di centro ed il 60% di quelli di sinistra.

Tra i contrari, sono gli uomini ad affermare più spesso la propria avversione verso qualsiasi sconto di pena (57,4%), rispetto al 38,5% della componente femminile. Inoltre, il 16,9% delle intervistate attribuisce la responsabilità del provvedimento ai soli partiti di maggioranza; percentuale che raddoppia nella considerazione degli uomini (30,9%). Il 44% degli uomini ed il 59% delle donne lo giudica il risultato di un accordo di ambedue gli schieramenti.Più della metà dei giovani fino a 34 anni dichiara di essere contrario a qualsiasi sconto di pena (52,3% nella fascia d’età tra i 18 e i 24 anni; 62,4% tra i 25-34 anni). All’aumentare dell’età si riduce sensibilmente la quota degli “intransigenti”.

Il senso d’insicurezza e di sfiducia nella giustizia invece sembrano accomunare gli abitanti dell’intero territorio nazionale (78% a Nord-Ovest; 76,7% al Sud; 75,5% nelle Isole; 72,2% a Nord-Est; 70,9% al Centro).

La fotografia della condizione del sistema giustizia in Italia mostra un quadro sconcertante: la durata media dei processi è pari a 35 mesi per il giudizio di primo grado e a 65 mesi per quello d’Appello. È possibile attendere anche dieci anni per emettere una sentenza definitiva. Nel periodo 2001-2004 le cause civili giacenti davanti ai giudici di pace sono aumentate del 64%, quelle in Corte d’Appello del 122% e quelle in Corte di Cassazione del 33%. Le cause penali sono aumentate del 16% in istruttoria, del 60% in prima istanza, del 24% in Appello e del 4% in Cassazione.Ammontano a dieci milioni i processi pendenti, dei quali circa 4 milioni civili e 6 milioni penali. Mentre risultano 70mila condanne definitive non ancora eseguite.
Dati tratti dal Rapporto Eurispes sull’ Italia, 2007 (Prima da noi.it).

Qualsiasi commento risulta inutile.

F.to
Comitato contro l’indulto
comitatocontroindulto@gmail.com
PS
IMPORTANTE: un collaboratore del comitato ha organizzato a Torino, alle ore 18:00 nell'aula magna dell'ITIS Avogadro (v. Rossini, 18) la presentazione del nuovo libro di Elio Veltri e Francesco Paola "IL GOVERNO DEI CONFLITTI" a cui seguirà il dibattito "UNA PRIORITA' DEMOCRATICA: disciplinare i conflitti di interesse per riportare la politica ai cittadini". Dato che l'indulto, tra le varie nefandezze istituzionali, è figlio del conflitto di interessi, consigliamo a tutti coloro che volessero capire perchè i partiti si ostinano a non fare la volontà degli italiani, di partecipare all'evento.

martedì, gennaio 02, 2007

 

REGALI INASPETTATI

Al ritorno dalle vacanze natalizie e dai più o meno opulenti (per chi ancora se lo può permettere) festeggiamenti per la venuta del nuovo anno, scorgiamo, sorpresi, un articolo di La Repubblica: tra le notizie che gli italiani considerano degne di rappresentare il 2006, dopo i tragici avvenimenti dell’omicidio del piccolo Tommy, che per il 51% degli intervistati risulta l’evento che più li ha colpiti, al secondo posto con il 34% delle preferenze, spunta fuori nientepopodimeno che l’indulto. La notizia ci rende raggianti perché significa che la nostra battaglia per una politica più vicina ai bisogni dei cittadini e sopratutto che rispetti la volontà di quest’ultimi non è stata (non è e non sarà) vana. Una grandissima percentuale di italiani, quanti mai ce ne saremmo augurati nei nostri sogni più ottimistici, sa cos’è l’indulto e ciò che ha provocato.

Ma la cosa che proprio, per una volta, ci rende orgogliosi di essere cittadini italiani è che l’indulto si è collocato tra i “fatti” più eclatanti prima della vittoria della nazionale di calcio, classificatasi al terzo posto, e anche se troviamo l'ipotesi di broglio alle elezioni solo al 13esimo posto, non possiamo che gioire per questo regalo inaspettato e per ciò che implica: finalmente in Italia si discute più di politica, di problemi della società, del ruolo che i politici debbono avere e del loro mancato rispetto della volontà popolare che di calcio. Finalmente l’italietta, almeno da questo sondaggio, risulta invece apparire un’Italia consapevole degli errori che la nostra classe dirigente commette a discapito di tutti noi cittadini, finalmente possiamo scorgere in questo risultato, a rischio di esagerare, una forte e reale voglia di cambiamento. Vorremmo leggerlo come un monito a chi ancora, dopo tutte le proteste e le più che negative evidenze, si ostina a difendere senza il benchè minimo pudore, l’infame indulto, avendo il coraggio di dichiarare, come ha fatto il 25 dicembre (sigh!) il nostro presidente del Consiglio Romano Prodi: "L'indulto e la Finanziaria li rifarei".

Di nuovo vorremmo rassicurare l’On. Prodi che noi italiani non gliela daremo una seconda possibilità per rifare l’indulto e qualsiasi altro provvedimento che possa nuocere alla società. Come non gliela daremo a tutti coloro (ricordiamo di centrodestra e di centrosinistra) che hanno votato l’indulto utilizzando biecamente la scusante di liberare le carceri dal sovraffollamento per rendere in realtà non punibili i loro amici, i loro proprietari di banche, i loro finanziatori.

Un regalo inaspettato, non sappiamo ancora quanto gradito, sarà anche l’attesa correzione dell’indulto. Tecnicamente è solo una leggina. Una norma-ponte utile per alleggerire il lavoro dei magistrati dopo che questi avevano fortemente espresso la loro contrarietà all’indulto; infatti servirà a snellire il lavoro dei tribunali, dove si trascinano migliaia di procedimenti dall’esito assolutorio scontato proprio in forza del provvedimento di clemenza approvato dal Parlamento l’estate scorsa. Secondo Balducci e Boato, che ne sono i promotori, l’indulto ha fallito nella risposta «al problema del rilevante numero di processi pendenti». Ecco il perché della leggina che permetterebbe di accelerare la conclusione dei processi nei quali sono coinvolti soggetti imputati per reati condonati in parte o in tutto dalla 241/2006. Divenuto legge l’indulto bis, l’imputato potrà chiedere il patteggiamento anche nella fase dibattimentale del processo. Mentre, di regola, l’applicazione della pena su richiesta delle parti è un rito abbreviato cui si può ricorrere solo nella fase preliminare. Risultato: l’imputato riconosce la colpevolezza, contratta con il pubblico ministero la pena e incassa lo sconto previsto con l’indulto. Pure lo Stato ci guadagna - nella logica della proposta e dei suoi presentatori - perché solleva uomini e mezzi da un processo dall’esito scontato e li destina a cose più importanti. Ma Balducci e Boato si spingono oltre. Prevedono cioè il ricorso al patteggiamento anche in appello e in cassazione. Insomma un colpo di spugna. Intorno al quale potrebbe formarsi la stessa maggioranza trasversale che, a luglio, approvò l’indulto. Con il vantaggio che stavolta non occorrerebbe il quorum dei due terzi. Alla proposta di legge dei Verdi è stata abbinata un testo gemello. Reca la firma di Enrico Costa, avvocato piemontese, deputato di Forza Italia. Il fronte garantista è dunque più che garantista.(Il Tempo)

In attesa di ulteriori sviluppi che meglio ci facciano comprendere le implicazioni di tale legge, se e quando verrà applicata, noi del comitato rimaniamo guardinghi e ci impegnamo come sempre ad informare tempestivamente tutti coloro che leggono il nostro (loro) blog. Questa notizia comunque ci fa meglio comprendere l’insistente e ottusa difesa dell’indulto da parte di Prodi. Se ci sarà una legge per correggere l’indulto, che probabilmente sarà causa di altre accese discussioni tra le forze di maggioranza, si capisce come continuare a difendere l’indulto rientri anche in una strategia più vasta. Una strategia della difesa a tutti i costi molto pericolosa, aggiungiamo noi.

Ma se qualcuno difende altri accusano. Come fa l’On. Di Pietro affermando: «L’indulto è un errore così come è stato un errore aver tentato di inserire nella Finanziaria l’impunità per i reati e gli illeciti finanziari. Il giorno di Natale dobbiamo fare un fioretto: quello di non ripetere più questi errori che dequalificano l’operato della maggioranza. Non bisogna tirare il sasso e poi pretendere che l’acqua rimanga ferma, posso considerare chiusa la polemica, ma il danno è stato fatto - dice poi il ministro delle Infrastrutture riferendosi agli alleati dell’Unione -. Ecco perché non si tratta solo di fare un fioretto ma ci deve essere anche l’augurio di un nuovo anno per la stagione giudiziaria altrimenti che ci siamo andati a fare al governo?». (Il Meridiano)

E’ quello che vorremmo chiederLe On Di Pietro: Che ci sta a fare in un governo che si ostina a difendere provvedimenti contrari alla linea di principio del suo partito e percio’, speriamo, di tutti i suoi aderenti?

Anche se il solo pensiero che il piccolo bugiardo venditore di spazzole e la sua banda possano ritornare al governo, magari per altri 5 anni, ci atterrisce e ci inquieta profondamente (pensiamo infatti che questo sia l’unico motivo per cui Lei ancora non è uscito dal governo), crediamo che tale ragione non possa essere la giustificazione per imporre al Paese provvedimenti stupidi e dannosi. Crediamo che ognuno debba assumersi le responsabilità di ciò che sostiene o ciò che col solo fatto di essere parte di un governo, più o meno passivamente, contribuisce a sostenere.
Pertanto On. Di Pietro è giusto che anche lei si prenda carico delle sue responsabilità, perché altrimenti saremmo costretti a pensare a male e a essere d’accordo anche se solo in parte, con chi non avremmo mai pensato nemmeno lontanamente di esserlo, come Roberto Calderoli quando dice: “Non posso che domandarmi: ma cosa diavolo ci fa il ministro Di Pietro in quella maggioranza con cui sembra non avere nulla da spartire? La coerenza si paga e se Di Pietro vuole cantare fuori dal coro, come sta facendo, allora si dimetta e tolga il sostegno a questo Governo, fatto dai Prodi, dai Mastella, dai Verdi che non vogliono le infrastrutture, da quelle forze politiche che tanto critica e che hanno voluto l'indulto o la norma salva-ladri». (Il Tempo)

Sappiamo che Calderoli parla in questo modo perché spera di ritornare al potere (quale altro governo in tutto l’universo conosciuto e fors’anche sconosciuto potrebbe portare La Lega e i suoi imbarazzanti – aggettivo eufemistico - uomini al governo se non quello del nostro nano e bugiardo venditore di spazzole?) dato che mai questo partito ha protestato per le ignominiose leggi ad-personam (o meglio sarebbe chiamarle “iustitia adversum”) durante i suoi 5 anni di governo; noi invece lo facciamo perché crediamo sia giunta l'ora di un governo fatto di uomini che non abbiano altri interessi se non quelli del proprio Paese e di tutti i suoi cittadini.

Per questo On. Di Pietro, nell’augurarle un nuovo 2007 confidiamo, noi e tutti gli italiani, nel suo senso di moralità e responsabilità, nella speranza che mai più provvedimenti così ignominiosi vengano riproposti al Paese.

Approfittiamo di questo spazio per augurare a tutti gli italiani un 2007 veramente migliore: più giusto e sereno e augurando inoltre a tutti voi (e al Paese) politici più rispettosi delle vostre volontà e più responsabili nei confronti dei vostri bisogni.
Ne approfittiamo ancora per ringraziare tutti coloro che ci hanno sostenuto durante l’anno precedente; continuate a sostenerci e non dimenticate di scriverci ogni tanto (anche noi a volte abbiamo bisogno di incoraggiamento).

BUON 2007
Comitato contro l’indulto
comitatocontroindulto@gmail.com

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