mercoledì, novembre 29, 2006

 

UN ATTO DI UMILTA'

“Il governo non deve chiedere scusa sull’indulto, e la polemica su un presunto aumento della criminalità legato al provvedimento è infondata” (Adn Kronos)
Clemente Mastella, Roma 21 Novembre

E’ inutile continuare a commentare notizie come questa. Non si preoccupi comunque il ministro della giustizia (il minuscolo non è casuale), nessuno italiano avrebbe mai sperato di assistere ad un atto di umiltà, ad una presa di coscienza da parte degli uomini che sono stati tra i principali responsabili dell’indulto.
Dato che nessuno vuole chiedere scusa agli italiani (sopratutto a coloro che hanno subito, o che subiranno, sulla loro pelle i reati causati dai detenuti indultati) cioè nessuno chiede di essere perdonato, nessuno lo sarà!
Ci scrivono dicendoci che non c’è nulla da fare, che tra pochi mesi tutto sarà dimenticato, che agli italiani non importa più nulla dell’indulto e dei guai che ha causato al Paese, e cose di questo genere.
Ma proprio costoro, con le loro lamentele, ci danno la forza di continuare. Continuare ad informare la gente, continuare nel cercare di far capire a più gente possibile che solo una vera indignazione potrà permettere al Paese di cambiare; di far finalmente emergere una classe politica più responsabile, più rappresentativa, più vicina ai reali bisogni di tutti noi cittadini, più umile. Una classe politica che non deve rimanere insensibile alla volontà popolare, che non deve avallare provvedimenti che possono provocare gravi danni al tessuto sociale per molti anni a venire e soprattutto che non deve avere vergogna, o paura, ad ammettere i propri errori .
Sogno? Utopia? Illusione?
No, se ognuno di noi continuerà nel suo piccolo a credere in questa battaglia e a voler fortemente ricordare, e far ricordare, i nomi di coloro che hanno disilluso queste aspettative; in modo da non più votarli, qualunque sia il tempo necessario alle prossime elezioni, e far finalmente annoverare i loro nomi tra gli ex-reppresentanti del popolo italiano e magari anche tra gli ex-politicanti (molti di questi però rimarrebbero senza un lavoro dato che in tutta la loro esistenza non hanno fatto altro che occuparsi – disastrosamente – di politica).
Ricordiamo che questi politicanti sono forti e organizzati. Le nostre uniche armi sono la memoria e il voto. Sta a noi impedire che tali personaggi ritornino a governarci o si rintanino nelle dirigenze dei partiti e da li continuino a far danni al Paese. Un partito senza adesioni, senza tessere e senza voti non rappresenta più nessuno, ricordiamocelo e agiamo di conseguenza.

A comprova dell’indifferenza in cui si vuole far cadere i disastri causati dall’indulto leggiamo un articolo della gioranalista Carla Chiappini in cui si dice che sull’indulto dobbiamo superare la fase dell'allarmismo (Progetto Uomo).
Potremmo risponderle citando leggi, numeri, considerazioni, esempi e molto altro ancora. Ci limitiamo, per fare comprendere a questa e a tutti i giornalisti di partito, a mostrare alcuni dei danni che l’indulto ha provocato solo nell’ultimo mese, nella speranza che basti:

Fuori per indulto: spacciano coca e tornano in cella
Usciti con l'indulto hanno ripreso a trafficare in droga, ma gli agenti del commissariato Cenisio li tenevano d'occhio, immaginando che ci sarebbero «ricascati» e li hanno rispediti al fresco. Il Giornale
Arrestato autore di otto rapine. Era fuori per l’indulto
I Carabinieri di Lodi hanno arrestato O.G., un 38enne di origine salernitana e residente a san Donato Milanese, tossicodipendente, nulla facente con vari precedenti per furto, spaccio di droga, truffa e ricettazione, che tra settembre ed ottobre aveva messo a segno otto rapine. AgendaLodi
E' scattato l'indulto per il mago della Marchi
MILANO - «È una vergogna, anche perchè dell'indulto usufruiranno pure le due "signore" e non mi sembra che per come ci hanno trattato si meritino queste agevolazioni». Si sfoga così una donna vittima, fra tante, della megatruffa televisiva per cui sono state condannate Vanna Marchi e la figlia Stefania Nobile, alla notizia dello sconto di pena concesso, grazie all'indulto, al mago Mario Pacheco Do Nascimento. L'uomo, latitante in Brasile, in pratica e ritornato ad essere libero. LibertàOnLine
Indulto, boom di rapine in farmacia
Nel Milanese 33 assalti soltanto a ottobre. Siamo già a quota 200 contro i 120 dell’anno scorso.
Allarme rapine per le farmacie. Nel solo mese di ottobre, a Milano e provincia, gli assalti sono stati trentatrè. A spiegare la nuova emergenza è la presidente di Federfarma, Annarosa Racca, che nella sua vita professionale decollata negli ultimi anni '70 ha contato, ai danni della propria farmacia, ben 15 rapine (la prima nel 1980, l'ultima a capodanno 2006) ma che dice: «Mai come quest'anno: negli ultimi mesi gli episodi si sono moltiplicati. È diventato impossibile andare avanti così». La Padania
Anche a Bari l’indulto è “sotto processo”
Bari aggredita. Il capoluogo della Puglia si sente messo all’angolo da una incredibile escalation di violenza e criminalità. L’ultimo episodio ha scosso profondamente le coscienze dei baresi. L’omicidio di Michele Lopez, gestore del Joy’s Pub, ha suscitato rabbia e indotto alla mobilitazione. I titolari degli esercizi commerciali del centro, i gestori dei locali notturni e la gente che ama vivere la propria città, e vorrebbe farlo liberamente, hanno chiesto ad autorità e forze dell’ordine di dare una risposta coordinata ed efficace all’emergenza. Il Meridiano
I tabaccai del Lodigiano “ringraziano” per l’indulto
Quattro colpi in tabaccheria in tre settimane nel lodigiano. E i tabaccai si dichiarano in rivolta inveendo anche contro l’indulto. L’ultima rapina tre giorni fa a Sant’Angelo. Il primo del mese a Mulazzano, in provincia, lo scorso 5 ottobre. A terrorizzare un uomo con il volto coperto da una calzamaglia come da perfetto film d'azione. La Padania
Preso rapinatore uscito con l’indulto
Cinque balordi sono stati arrestati dai carabinieri di Sesto. Due banditi, uno appena uscito con l'indulto, sono stati fermati a Cologno Monzese su un'auto, all'interno della quale sono stati trovati tre coltelli e due dosi di cocaina. A Cinisello Balsamo, è stato fermato davanti una banca un algerino che, visti i militari, è fuggito e gettando via un coltello. Il Giornale
Uccise la moglie a sondrio: libero per indulto, trasferito all'opg di Aversa
Sarà trasferito in un ospedale psichiatrico Francesco Gussoni, l'uomo che 6 anni fa aveva ucciso a coltellate a Cino (Sondrio) la moglie 21enne e che il 16 ottobre era tornato in libertà grazie all'indulto.sciarlo, ma lo scorso 16 ottobre era tornato in libertà grazia all'Indulto. Casertasette
Uccise la figlia neonata, esce con l’indulto
Pescara — Dario Marchionne non è più il ragazzo di ieri, stranito e spaventato, così come sua moglie, Gabriella Cerratti non è più la ragazza impaurita che non sapeva come gestire la gravidanza. Insieme decisero di uccidere il loro bambino. Il Tempo
Fallimento viola, tre anni a Cecchi Gori
La pena per l'ex presidente della Fiorentina è condonata con l'indulto. Assolti l' ex ad Luciano Luna e gli ex dirigenti della società Zerunian, Bianchi e Poggi. Firenze, 10 novembre 2006 - I giudici del tribunale di Firenze hanno condannato a tre anni, pena condonata con l' indulto, l' ex presidente della Fiorentina, Vittorio Cecchi Gori, al termine del processo di primo grado per il fallimento del club viola avvenuto nel 2002 con diversi milioni di euro di passivo. Quotidianonet
Criminali in festa a Bari: «Brindiamo al condono»
Per fare festa hanno scelto uno dei locali più noti della città, a pochi passi dalla questura, in pieno centro e a ridosso del borgo antico; cibo in abbondanza, birra a fiumi, calici sempre pieni, urla, risate, cori, il tutto sulle note di musica latino-americana sparata a tutto volume. Loro, i convitati a quella serata di baldoria, gente accomunata da un consolidato curriculum criminale alle spalle, si sono ritrovati attorno a un tavolo per un brindisi, per così dire, giudiziario: in poche parole, hanno brindato all'indulto, un cin cin in grande stile che suona come una drammatica beffa e una preoccupante sfida in una città segnata da una serie di agguati che hanno riportato il terrore in centro e nelle periferie, una città dove commercianti, farmacisti e tabaccai vivono nell'incubo della rapina quotidiana e dove magistrati e forze di polizia sono costretti a fare i conti con l'ennesima emergenza.Il Giornale
Contromafie: imprenditore siciliano, terrorizzati da indulto
Roma, 18 Novembre - 'Non riesco a farmene una ragione, non capisco com'e' possibile che dopo aver lavorato tanto, convinto i cittadini a reagire e denunciare, oggi siamo arrivati ad un indulto che ha rimesso in liberta' molti 'signori del racket' che sono tornati a vessare gli imprenditori sul territorio'. E' lo sfogo di Renzo Caponetti, imprenditore e responsabile dell'Associazione antiracket di Gela, che questa mattina a Roma e' intervenuto al gruppo di lavoro 'Liberare l'economia' riunito per la seconda giornata di 'Contromafie', gli Stati Generali dell'antimafia organizzati a Roma da Libera. “Dopo l'indulto - spiega Caponetti - alcuni imprenditori si sono visti passare davanti gli stessi aguzzini che avevano denunciato. E' stato un provvedimento che ha gettato molti cittadini nel terrore, sia per la paura di ritorsioni che per il senso di impotenza e rassegnazione dello Stato nei confronti di chi impone il racket”. Articolo 21
Le madri delle donne-martiri si ribellano all’indulto
L’indulto sta aprendo le porte delle carceri anche agli autori di efferati delitti che, nella maggior parte dei casi, hanno avuto come vittima indifesa una donna. La denuncia viene da un gruppo di madri, unite dal dolore di una perdita incolmabile e dalla determinazione nel chiedere la certezza della pena per chi si è macchiato di feroci crimini. Tra queste donne c’è anche chi ha avuto la figlia uccisa a coltellate e bruciata. Sono le artefici dell’associazione Vittime della Violenza, nata sotto l’impulso di Paola Caio, madre di Monica da Boit, ammazzata a calci e pugni, secondo l’accusa, dal convivente.La Padania
libero per indulto, cerca di uccidere la moglie
Un uomo ieri ha sparato alla moglie con un fucile a canne mozze perche' non accettava la separazione, avvenuta poco tempo prima. Era libero grazie all'indulto della scorsa estate. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Giuseppe Martino, 51 anni, originario della Basilicata e senza lavoro, sarebbe andato ieri mattina intorno alle 9.30 nel locale di cui e' titolare la moglie, in Brianza.Durante un'accesa discussione tra i due per la recente separazione sarebbe partito un colpo contro la donna. La Repubblica
Liberato con l’indulto: spacciatore torna in cella
Cinque marocchini (uno scarcerato ad agosto per l'indulto) in carcere, 210 chili di hashish di alta qualità sequestrati insieme a circa 5mila euro «frutto» dello spaccio. È il bilancio dell'operazione «Ketama» (regione del Marocco da cui proviene la droga) condotta dagli agenti del commissariato Garibaldi-Venezia tra Solaro e Casarile.Il Giornale
Il rapinatore era uscito con l'indulto
Piacenza: due anni fa era stato arrestato per una serie di colpi nel Pavese
Si chiama Roberto Zingaretti, 32 anni, originario di Foligno residente a Santa Cristina di Pavia, il giovane sospettato di essere il bandito della sciarpa nera. Zingaretti era stato arrestato due anni fa dai carabinieri per aver messo a segno sette rapine a Pavia, rapine avvenute ai danni di farmacie, parrucchiere, erboristerie. E sette sono le rapine commesse a Piacenza e provincia di cui è sospettato essere l'autore. Due raffiche di colpi fotocopia dove ad essere prese di mira erano sempre e solo donne. Libertà on line
Indulto: pusher patteggiano e tornano liberi
Hanno patteggiato a 3 anni e 6 mesi di reclusione per detenzione ai fini di spaccio di droga e, usufruendo dell'indulto, sono tornati liberi. La sentenza è stata emessa dal tribunale di Chiavari nei confronti di una 22enne originaria di Pisticci (Matera), e di un marocchino di 29 anni, residente nell'entroterra del levante ligure. I due vennero arrestati dai carabinieri dopo appostamenti nei locali del Tigullio. La cocaina veniva venduta dalle 80 ai 150 euro al grammo. Primocanale.it
Indulto: quasi il 10% rientrato in carcere
Ad oggi il numero complessivi dei detenuti usciti per effetto dell'indulto è di 17.455, di cui 16.568 ad agosto (di cui 11.313 risultavano avere una pena residua inferiore a un anno), 514 in settembre, 292 in ottobre e 81 dal primo al 15 novembre 2006. Nel numero dei detenuti scarcerati è compreso quello di 1.131 detenuti in semilibertà, che durante il giorno erano già fuori dal carcere. Questi i dati riferiti dal ministro della Giustizia Clemente Mastella nel corso della sua audizione in commissioni riunite Giustizia e Affari Costituzionali del Senato.. Ansa

F.to
Comitato contro l’indulto
comitatocontroindulto@gmail.com

mercoledì, novembre 22, 2006

 

GRAZIE PER QUESTO INDULTO

Chiuso per lutto. Il quartiere palermitano di Passo di Rigano si e' fermato questa mattina, dopo il tragico assalto alla farmacia Ruffino di via Mogadiscio, giovedi' sera, nel corso del quale uno dei tre rapinatori ha ucciso il magazziniere Paolo Cordova di 45 anni. L’uomo lascia la moglie Clotilde Cabibbo e il figlio dodicenne, al quale fino a ieri sera era stata nascosta la tragedia. "Non si puo' morire cosi' - ripete la vedova - mio marito era davvero una persona speciale, un padre modello e un cittadino onesto"."La nostra famiglia e' unita, e' forte - dice l'altro fratello di Paolo, Salvatore - adesso bisogna sostenere Clotilde e nostro nipote. Ma non vorremmo scoprire che il criminale era uscito dal carcere con l'indulto. Sarebbe terribile". (Agi)
Sarebbe veramente terribile, ma se si scoprisse che anche questo crimine è stato causato da detenuti che hanno usufruito dell’indulto, Paolo Cordova non sarebbe che l’ennesima vittima delle oscene decisioni e dei turpi accordi sottobanco (leggi inciucio) della nostra immorale classe politica.
Una classe politica, senza distinzioni, non più rappresentativa dei cittadini e che perciò non ha alcun senso di esistere. Perché se è vero che alcuni partiti del centrodestra non hanno votato l’indulto, ci chiediamo come mai gli stessi partiti, prontissimi ogni giorno a criticare il governo su tale provvedimento, abbiano invece, nella passata legislatura, avallato con il loro voto quei provvedimenti che hanno iniziato a minare alla base le leggi che regolano la giustizia nel nostro Paese.
Parliamo delle famose leggi ad-personam con le quali il sorridente e bugiardo venditore di spazzole ha cercato di mettersi al sicuro dall’enorme numero di processi che lo riguardavano. Parliamo della Legge Pittelli, della Legge Pecorella, della Legge Cirami, della Legge sul falso in bilancio, della Legge sulle rogatorie internazionali, del Lodo Schifani ed infine della famosissima Legge ex-Cirielli (che se viene chiamata salva Previti ci sarà anche un motivo). Se n'è accorto anche Mastella: "Uno degli indulti permanenti della giustizia italiana è rappresentato dalle prescrizioni. Nessuno dice che vanno in prescrizione tantissimi reati e quindi tanti delinquenti, tanti da processare, finiscono latitanti o sono in attesa di un giudizio che non arriva mai"…Sacrosanto "riscrivere", ma diciamo pure spazzare via una legge che riducendo drasticamente i tempi di prescrizione sta mandando in fumo migliaia di processi e peggio ancora farà in futuro, sulla pelle delle vittime e della comunità. Tra l'altro cancellerà anche l'eventuale condanna di Silvio Berlusconi, imputato per corruzione di un testimone, ossia di aver comprato il silenzio del creatore della galassia offshore di Fininvest, l' avvocato David Mills, in due processi in cui Berlusconi era accusato di tangenti alla Guardia di Finanza e per i fondi neri del conto All Iberian. (Centomovimenti)
Una destra che ha sempre convissuto senza problemi con il suo ciclopico conflitto di interessi, come tutt’ora sembra fare allo stesso modo la sinistra con il caso Franzantonio (IS). Partiti, oramai diventati delle inaccessibili SPA, a cui non interessa minimamente il bene comune di tutti noi cittadini ma solo quello delle tasche delle aziende amiche che cioè, più o meno legalmente, li finanziano, in modo da lasciare la gestione di questo povero Paese, magari a fasi alterne (come il gioco dei due schieramenti presuppone) sempre alle stesse solite vecchie facce con le stesse vecchissime ed insulse idee. Ma non siamo i soli ad aver aperto gli occhi. Molti giovani del centrosinistra si sono resi conto del turpe imbroglio che i loro leader hanno concepito ai danni di tutti i cittadini e alla faccia della questione morale. Nel blog del centosinistra dei giovani possiamo constatare con i nostri occhi questa disillusione leggendo un post intitolato: L’indulto mi ha deluso a cui consigliamo tutti coloro che ci visitano di partecipare!

Se nel male dell’indulto si potevano comunque compiere quelle azioni che avrebbero potuto veramente migliorare le condizioni dei detenuti, cioè si poteveno ristrutturare e ampliare gli istituti di pena, scopriamo, grazie al rapporto dell’associazione Antigone sulla situazione delle carceri, che non si è fatto assolutamente nulla:
“Quello che viene fuori da questa fotografia deve fare molto riflettere perché all´interno delle strutture abbiamo trovato situazioni veramente disperate che devono essere comunque risolte”, Pensiamo a Regina Coeli dove il numero dei detenuti è calato e poi risalito. Ci sono delle sezioni in cui durante l´inverno si muore di freddo ma non perché l´impianto di riscaldamento non funziona, ma perché semplicemente non esiste. È drammatica anche la situazione al carcere circondariale di Padova. "Gli impianti elettrici non sono a norma, c´è una sala docce per sezione, ognuna fornita di quattro elementi, per un totale di 8. Ogni cella è fornita solo di acqua corrente fredda. Il water è nello stesso ambiente della cella senza nessuna separazione e per di più sprovvisto di copertura". Critica è anche la situazione del carcere Canton Mombello di Brescia. Situazione che però è peggiore a Poggioreale dove l´ accesso alle docce "è possibile due volte a settimana e i detenuti lamentano i costi medio-alti per alcuni prodotti della cucina e del sopravvitto". Nell´elenco delle carceri rientra anche Secondigliano, il carcere di Napoli inaugurato nel 1992 che si proponeva di essere un modello alternativo a quello di Poggioreale, infatti "Il carcere è tristemente noto per condizioni detentive particolarmente rigide". Mentre per Catania piazza Lanza "L´istituto presenta livelli di evidente degrado: fatiscente nelle strutture. La scarsa offerta di interventi trattamentali e l´assistenza sanitaria carente qualificano questo carcere come uno dei peggiori d´Italia”. Motivo? "I gabinetti e le docce sporchi, gli spazi per la socialità inesistenti, la cappella funge anche da laboratorio per iniziative trattamentali". (L’Unità)
Non solo non si ristruttura, addirittura si chiudono le piccole carceri. (La Padania) Così a brevissimo ci ritroveremo nella stessa identica situazione di 3 mesi fa se non addirittura in una peggiore: piccole carceri chiuse, grandi istituti penali fatiscenti (Laprovinciaquotidianoit) e popolazione carceraria di nuovo in emergenza (Il Giornale). E tutto questo lo dobbiamo ai loschi accordi dei politici le cui facce, e i finti litigi, ci tocca subire ogni giorno nei TG nazionali.
E intanto la gente viene assalita, derubata, violentata, uccisa. Il biglietto che potete vedere nella foto in alto è stato spontaneamente scritto e attaccato alla saracinesca della farmacia da alcuni cittadini del quartiere palermitano dove è stato brutalmente ucciso Paolo Cordova. In quel biglietto si legge tutta la rabbia dei palermitani onesti, a cui noi ci associamo e per i quali vogliamo lanciare un’iniziativa: ogni volta che passate vicino ad un luogo in cui è accaduto un reato, se possibile, attaccate nelle vicinanze il nostro volantino (che potete vedere e scaricare in alto a sinistra - e dopo fate una foto e inviatecela indicando la città e il reato a cui si riferisce; quando avremo ricevuto abbastanza foto le pubblicheremo nel blog) in modo da indicare a tutti i cittadini onesti i reali responsabili di quel reato, cioè tutti quei politici che hanno voluto e approvato l’indulto.

Aggiornamento:
Il 27 Novembre, alle 20.30 presso la Camera del Lavoro di Milano in Corso di Porta Vittoria 43, ci sarà un dibattito organizzato dalle Girandole con Gian Carlo Caselli, Furio Colombo, Nando dalla Chiesa, Tana de Zulueta, Marco Travaglio interpellati dal giornalista Piero Ricca (vedi link del blog personale) su indulto, leggi vergogna, riforma della Giustizia, riforma della Rai legge sul conflitto d’interessi, riforma elettorale e molto altro ancora.
Accorrete numerosi!
F.toComitato contro l’indulto
comitatocontroindulto@gmail.com

PS
C’è qualcosa che ci preoccupa seriamente:
dopo l’uscita del DVD di Deaglio sui presunti (ma per noi certissimi) brogli elettorali della destra (Forza Italia) abbiamo assistito al tenue clamore che tale ipotesi (statisticamente documentata) ha suscitato nelle testate giornalistiche nazionali (ma questo era ovvio vista la posizione del nostro Paese nella graduatoria sulla libertà di stampa rispetto a tutte le altre nazioni) e con nostra grandissima meraviglia (a comprova che la nostra sinistra è oramai ostaggio di leader che nulla hanno a che vedere con la vera sinistra-storica) all’ostentato silenzio del centro-sinistra (che solo oggi qualcosina dice, ma giusto per far vedere all’ingenuo elettorato che esiste ancora).Ora noi ci chiediamo: perché si è taciuto per così tanto tempo? Perché si parlicchia solo ora davanti all’evidenza quando da mesi si vociferava su tali brogli?Quali sono i loschi accordi che la sinistra ha preso con la destra (e che sono sfociati nel banco di prova dell’indulto con ottimi risultati per alcune persone e pessimi per tutti noi cittadini)? Di quale ricatto sono ostaggio i principali leader della sinistra? Cosa stanno nascondendo al popolo italiano?
E’ giusto che tutti noi meditiamo su questo perché se insieme, centrodestra e centrosinistra, sono stati capaci di fare l’indulto e di pensare alla prossima amnistia, chissà cos’altro saranno capaci un domani di escogitare ai danni di noi tutti!

Aggiornamento:
Voto, Pm: non riconteremo le "bianche"
I dati diffusi dal Viminale hanno valore divulgativo e la procedura ufficiale è quella di tipo cartaceo senza trasmissione telematica. Alla luce di questi due elementi forniti alla Procura di Roma dal Prefetto Adriana Fabbretti, direttore centrale dell'Ufficio elettorale del ministero dell'Interno, i Pm Vitello e Loy, titolari dell'inchiesta aperta dopo il dvd di Enrico Deaglio, non ritengono più necessario ricontare le schede bianche delle elezioni politiche di aprile. (Televideo)

Come volevasi dimostrare. In un Paese civile, il ricontare le schede bianche, a fronte di sospetti di brogli elettorali, sarebbe stata una cosa più che normale, ma qui in Italia si sa, siamo nella REPUBBLICA DELLE BANANE e come sempre le scimmie siamo tutti noi cittadini, che accettiamo queste tristi realtà e ci conviviamo senza protestare tutti i giorni.
Ulteriori sviluppi:
Deaglio indagato per diffusione di notizie false (La Repubblica).
Siamo alla pazzia istituzionale! Ulteriori commenti sono superflui.

mercoledì, novembre 15, 2006

 

LA SOFFERENZA DEL PENTIMENTO

“Sull'indulto da ministro dell'Interno ho dovuto prendere atto della volonta' del Parlamento non senza sofferenza. E' chiaro che un provvedimento del genere crea problemi a chi fa il nostro lavoro. Ma c'e' un problema piu' generale che va affrontato: quello della certezza della pena.”
Giuliano Amato, ministro dell’interno, Roma 7 novembre 2006 (Corriere della Sera)

Dopo la presa di posizione di Fassino ecco un’altra subitanea dissociazione dall’indulto di uno tra i più importanti pentiti di governo: il nostro ministro dell’interno Giuliano Amato.
Prima di farci prendere dalla commozione (sentimento che, stordendoci, potrebbe anche farci riconsiderare l’operato di questi politici pentiti), se andiamo a verificare (qualche post più in basso) la lista di coloro che a suo tempo votarono per far approvare l’ignominiosa legge, scopriamo meravigliati, il suo nome. In effetti quello di Amato, come lui stesso ci dice, è stato un gesto molto sofferto.
Una sofferenza sicuramente minore rispetto a quella provata dai cittadini che hanno dovuto subire l’ondata di reati, tra cui borseggi, furti, rapine, stupri e omicidi, provocata dai detenuti che hanno usufruito dell’indulto e che, seguendo la logica del governo, non si capisce perché una volta liberi, gli ingrati, si siano dati da fare per commettere altri e più gravi misfatti.
Ma non è finita perché leggendo qua e là scopriamo che anche Luciano Violante, che a dire il vero ha sempre avuto dubbi, più che sull’indulto su quali reati includere nel provvedimento (dsonline), avrebbe infine ceduto al pentimento (La Padania). Anche in questo caso, pur conoscendo gli amletici pensieri dell’ex magistrato, andando, malfidati, a dare un’occhiata alla lista sopra citata, constatiamo, sempre sorpresi, anche il suo nome.
Insomma prima ci votano l’indulto per assicurare l’impunità ai loro amichetti, provocando cosi gravissimi danni a tutti noi cittadini (danni che aumentano col passare del tempo), e poi si pentono, credendo con questo gesto di recuperare quell’immagine, oramai per sempre perduta agli occhi della gente, di politici responsabili. Un antico detto che andava per la maggiore tra i nostri vecchi, suonava più o meno così: “prima tirano la pietra e poi nascondono la mano”. E’ quello che questi politici senza vergogna stanno, uno dopo l’altro, facendo, perché consci del sentimento di rabbia che hanno provocato nella gente. Sentimento che con questo loro comportamento, non potrà che aumentare.
Se da una parte cresce il numero di coloro che si pentono, dall’altra lo zoccolo duro dei convinti sull’utilità dell’indulto si schiera sulla difensiva:
"Non siamo affatto pentiti dell'indulto. Si e' trattato di un elementare atto di civilta' che l'Unione, di fronte a una campagna mediatica basata sulla pura disinformazione, farebbe bene a difendere con piu' coraggio. Lo stato delle carceri e' uno dei principali indicatori del livello di civilta' di un paese, e la situazione invivibile in cui versavno le prigioni italiane imponeva una misura di questo tipo", afferma il capogruppo del Pc al Senato Giovanni Russo Spena in occasione dell'uscita del rapporto di Antigone sulla situazione delle carceri. "E' ovvio - prosegue - che l'indulto, per non essere vanificato in pochi mesi, deve essere seguito da una serie di provvedimenti come un'amnistia, selettiva e tale di prevedere il risarcimento per le parti lese, e la riforma complessiva del sistema penitenziario, che oggi, con la popolazione carceraria ridotta a 38mila unità, e' praticabile" (La Repubblica).
E qua casca l’asino, come dice un’altro detto popolare. Perché come da mesi continuiamo a scrivere, l’indulto è stato solo un primo passo, verso l’abbattimento totoale di quel poco che ancora di giustizia e moralità abbiamo nel nostro Paese; il passo successivo, da tempo covato dalle torbidi menti dei nostri politici, quello che passerà alla storia per il colpo di grazia definitivo, sarà dato dall’amnistia, che tutti vogliono far passare ma che dopo le forti proteste dei cittadini per l’indulto, hanno una sacrosanta paura a spingere.
Accade così che il plenum del Csm approva all'unanimità una risoluzione che lancia l'allarme sugli effetti dell'indulto, visto che farà finire nel nulla, cioè con sentenze non eseguibili perché riguardanti pene condonate, l'80% dei processi pendenti, e che rilancia la questione dell'amnistia, per non far girare a vuoto la macchina giudiziaria. Il documento descrive una "situazione drammatica" emersa dalle audizioni al Csm dei procuratori generali e dei presidenti delle corti d'appello dei principali distretti giudiziari. Solo un numero di procedimenti "esiguo" e che oscilla tra il 3% e il 9% del totale riguarda reati non coperti dall'indulto.Il documento del Csm in particolare ricorda come i 17 indulti concessi nella storia della Repubblica siano sempre stati accompagnati da corrispondenti amnistie.
"L'amnistia... estinguendo il reato, rende superfluo l'accertamento della responsabilità e, quindi, il processo; al contrario, l'indulto si limita a elidere (in tutto o in parte) la pena inflitta ed ha come necessario presupposto l'accertamento della responsabilità e, dunque, la celebrazione del processo, potenzialmente in tutte le sue fasi", si legge nel documento.
In una situazione come quella attuale in cui la Giustizia è lenta e oberata da arretrati, dice il Csm, trattare tutti i processi per reati interamente condonati finisce per allontanare la conclusione di quelli in cui l'eventuale pena sarà scontata, con evidente danno per la collettività. "Sta qui la ragione della contestuale concessione della amnistia, che consente di limitare la trattazione dei processi per reati interamente coperti da indulto ai soli casi in cui permane un significativo interesse sociale (per esempio, per la natura del fatto o per gli interessi lesi)", dice ancora il Csm.
(Reuters)
A comprova della paura che aleggia nei corridoi di palazzo, rispetto alla reazione che tale provvedimento potrebbe provocare nella gente, il nostro ministro della Giustizia, come un altro detto popolare cita, mette le mani avanti. Infatti nel corso del plenum del Csm, rispondendo ai consiglieri di Palazzo dei Marescialli, afferma: "Ho il dovere di dire che dopo le polemiche in cui sono stato coinvolto per la concessione dell'indulto e gli attacchi spesso ingenerosi e irresponsabili mossi da alcuni magistrati alla mia persona, non assumerò nessuna ulteriore iniziativa in proposito'' per evitare ''il rischio di trovarsi ancora una volta esposto al ludibrio e isolato politicamente e istituzionalmente'', che tradotto significa: evitare di non prendere più nemmeno un voto alle prossime elezioni (cosa tra l’altro molto probabile e auspicabile, come il fatto che non sarà il solo). (IGN)
Mastella però non è l’unico ad avere paura della reazione della gente, così subito dopo la relazione del CSM, Nicola Mancino, vicepresidente di palazzo Marescialli, dichiara:
Il Csm "non ha suggerito la strada dell'amnistia": la risoluzione approvata oggi dal plenum ha solo "storicizzato quanti sono stati i provvedimenti di clemenza". E quindi rilevato che in passato si e' sempre "camminato su due binari e non su uno solo". (La Repubblica)
Subito appoggiato dal ritrovato Violante che dice :”Amnistia? Non ci sono le condizioni politiche.” E poi in un impeto di orgoglio risponde polemico alla relazione del CSM: ”I processi non sono inutili”.(Rai24news)
Attenzione: non ci sono le condizioni politiche tradotto significa: se facciamo l’amnistia stavolta i cittadini ci lapidano (e avrebbero ragione) perciò allo stato attuale nessuno è disposto ad associare il suo nome all’amnistia. Però non significa: “noi non vogliamo farla perché distruggerebbe quel poco di senso di giustizia che ancora rimane in Italia”.
Per questo suggeriamo a tutti i visitatori del nostro (e loro) blog di diffondere il più possibile il link del sito, in modo da porre a conoscenza di questi scellerati progetti di amnistia (come se l’indulto non fosse bastato) un numero di cittadini sempre maggiore affinchè tutti siano preparati a contrastare questo futuro provvedimento, perché, ne siamo sicuri, i nostri amati politici aspettano solo che la nostra rabbia si calmi, la nostra indignazione si attenui e la nostra memoria svanisca per poi mettercelo in quel posto con una veloce leggina sull’amnistia che, sicuramente, non troverà problemi di numeri per riuscire a passare alla Camera e al Senato (come non ne ebbe l’indulto votato sia da gran parte della destra che dalla sinistra). Ecco perché potete vedere in fondo a sinistra le istruzioni per inserire il logo e il link del nostro blog sul vostro sito web.

Uscendo fuori dall'argomento indulto, giusto per capire come i nostri rappresentanti a tempo determinato siano sempre più distanti dalla gente comune e dalla realtà che ognuno di noi vive ogni giorno, bisogna sapere che già da oltre 20 anni basta per un parlamentare, fare un solo giorno di legislatura per poter avere diritto ad una pensione, cumulabile con stipendi e altri introiti (in cui in teoria bisogna aver maturato almeno 5 anni da parlamentare ma in pratica questi anni anche se non espletati possono essere riscattati con comode rate da qualsiasi parlamentare che avesse almeno un giorno di “lavoro”) o come si dovrebbe correttemente chiamarlo, un vitalizio. Ma non basta perché ai nostri sempre meno rappresentanti del popolo viene anche dato, se non eletti, una indennità di reinserimento (che per esempio ad Arnaldo Forlani ha fruttato 439 milioni di vecchie lire, a Ciriaco De Mita 378 , a Bettino Craxi 317, ecc. ecc.). Nel 1997 ci furono delle modifiche alle leggi che regolavano questo scempio di denaro pubblico ma i ritocchi sono stati talmente timidi da non intaccare minimamente le “rendite” e i “privilegi” dei nostri parlamentari (Osservatorio sulla legalità, pmli)
Non se la passano, comunque, niente male nemmeno i consiglieri provinciali e gli eurodeputati (questi ultimi con gli stipendi più ricchi d'Europa rispetto ai colleghi stranieri). Anche per loro nella maggior parte dei casi bastano 5 anni di mandato per aver diritto alla pensione (10 anni per il Trentino); questi limiti però devono essere sembrati troppo rigorosi per gli eletti del Molise e della Campania, per i quali sono sufficienti appena 30 mesi. L'età pensionabile è fissata a 60 anni, ma per vari motivi può essere anticipata a 55 anni per Piemonte, Liguria, Abruzzo, Friuli, Campania, Basilicata e Puglia. Vi è per tutti una quota di reversibilità, e non solo alla moglie o ai figli: in Friuli anche alla convivente. In Toscana, Umbria, Piemonte ed Abruzzo ne possono beneficiare anche i genitori over 65 o a carico! In Umbria e Abruzzo la presenza di più figli fa raddoppiare l'assegno. Come già scritto le pensioni sono cumulabili senza limite con qualsiasi reddito, da lavoro dipendente o autonomo, con pensioni INPS, da deputato, da parlamentare europeo, da commissario europeo, da giudice costituzionale. (Orsaminore)

Insomma il solito vecchio giochetto: a noi cittadini chiedono di stringere la cinghia e loro invece si creano privilegi economici assurdi con i quali possono, anche se non più eletti, alla faccia dei sacrifici degli italiani, beatamente assicurarsi una serena esistenza fino alla fine dei loro giorni. Quando decideremo di non sopportare più queste vergogne?

F.to
Comitato contro l'indulto
comitatocontroindulto@gmail.com

lunedì, novembre 06, 2006

 

VEDI NAPOLI E POI MUORI

"Non c'è alcun legame statistico, alcuna connessione, fra criminalità e indulto"
Romano Prodi, Napoli 2 Novembre 2006 (Reuters)

Queste le parole di Romano Prodi durante la conferenza stampa sull’emergenza criminalità nel capoluogo campano. Mentre Mastella e Di Pietro si combattono a suon di cifre, il primo facendo di tutto per minimizzare l’impatto dell’indulto rispetto all’ondata di criminalità avvenuta nelle ultime settimane a Napoli, il secondo invece confermando tutti i suoi, e nostri, dubbi sulla validità del provvedimento e sul suo certo contributo all’incremento degli accadimenti malavitosi avvenuti ultimamente in città. Vediamo queste cifre:

“Secondo i dati del ministero i detenuti scarcerati a seguito dell'indulto dagli istituti di pena napoletani sono 1.321, cifra che si riferisce ai detenuti di tutti i penitenziari napoletani: Poggioreale, Secondigliano, Pozzuoli e Sant'Eframo. In tutta la Campania, invece, hanno lasciato il carcere in 2.713. E ancora, secondo il ministero, il numero complessivo di italiani residenti a Napoli scarcerati in tutta la penisola è pari a 2.768 a cui vanno aggiunti 243 stranieri che hanno acquisito la residenza nella città partenopea.” (Libertà on line)

C’è o no, allora, una reale relazione tra l’indulto e il boom della criminalità nel capoluogo partenopeo? Secondo Panorama sì:

”Il maggior numero di detenuti liberati grazie al provvedimento del governo è in Lombardia: 3.400. Al secondo posto la Campania con 2.700. Ma in percentuale sono i funzionari di Napoli e dintorni ad aver rimesso in libertà più detenuti: il 45 per cento del totale (la proporzione più alta d'Italia), contro il 39 per cento dei lombardi. Il dato più anomalo è però un altro: secondo la procura anticamorra napoletana, molti di coloro che sono stati scarcerati avrebbero dovuto restare dietro le sbarre per aver commesso crimini di sangue, o comunque gravi, a cominciare dagli omicidi e dall'associazione mafiosa. La conferma? In poco più di un mese una ventina dei delitti che hanno insanguinato Napoli hanno avuto per protagonisti o per vittime ex reclusi scarcerati grazie all'indulto: sette omicidi, un tentato omicidio, 10 rapine. Quattro camorristi pregiudicati uccisi a fine ottobre erano usciti per l'indulto; un altro è rimasto ferito in una sparatoria. Altri quattro beneficiari sono invece killer o mandanti degli assassini di questi giorni.”

Allora l’indulto c’entra, e anche molto, con Napoli e la sua attuale situazione!
Come dice Di Pietro: “Spiace dover dissentire con il presidente Prodi, ma se la matematica non è un'opinione, le persone che sono rientrate in carcere e che avevano goduto dell'indulto sono quasi mille. Per logica, se non fossero uscite, ci sarebbero mille reati in meno“ (Il Tempo)

"Cosa pensavano, che Napoli fosse il paese di Biancaneve?" Esclama giustamente il procuratore Generale Galgano durante un’intervista a La Repubblica.

Come non possiamo associarci a tale esclamazione? Era troppo pretendere una profonda verifica di ciò che sarebbe potuto avvenire dopo l’indulto in tutta Italia e soprattutto in città come Napoli, storicamente “soffocate” dalla malavita? Era troppo pensare che molti di questi criminali una volta usciti dal carcere avrebbero potuto compiere altri reati? Forse per una classe politica come la nostra sì, era troppo!

Così se al governo non vogliono ammettere la relazione tra l’indulto e i recenti fatti criminali, ci pensano i giornali stranieri a diffondere la notizia per il mondo:
''Napoli è la città più violenta dell'Unione europea. La criminalità organizzata, la camorra, ha ucciso dal 1980 oltre 3.600 persone, più della somma (di vittime) dell'Ira, dell'Eta e delle Brigate rosse, molte di più dei morti di Cosa Nostra''. E' quanto riporta in prima pagina il quotidiano spagnolo El Pais, mentre il britannico Guardian scrive: "Ondata di criminalità legata all'indulto" e aggiunge “Negli ultimi due mesi nove ex detenuti tornati in libertà con l'indulto sono rimasti coinvolti negli omicidi, anche come vittime, della zona di Napoli”.
Mentre il Times riporta: ''Arriva Prodi mentre esplode la guerra di mafia'' (IGN)
Una bella pubblicità, insomma. Ma oltre al danno la beffa, veniamo infatti a scoprire che alla fine questo provvedimento non è servito nemmeno allo scopo fasullo con cui lo si era giustificato. Infatti “nel carcere di Regina Coeli, prima dell'indulto, c'erano 980 detenuti, scesi a 746 dopo la clemenza, ora sono 960. Stesso dramma, stesso sovraffollamento, ma in condizioni peggiori perché si è persa l'ennesima occasione di far le cose seriamente.” (Il legno storto)

Ma non è finita: Con l’indulto lo Stato ci rimetterà 500 milioni di euro! :
“L'indulto costa caro allo Stato. Non solo in termini di ordine pubblico, con gli scarcerati che delinquono appena fuori dalla cella. Sono anche le casse pubbliche a soffrire: il provvedimento cancella infatti le pene pecuniarie sotto i diecimila euro comminate ai condannati. E secondo un calcolo del procuratore capo di Verona, Guido Papalia, lo Stato ci ha già rimesso 200 milioni di euro. La misura avrà effetto per tre anni e quindi alla fine di milioni se ne perderanno almeno 500”. (Il Giornale)

E se da una parte questa mancanza di fondi sommata ai tagli all’amministrazione della giustizia dell’attuale finanziaria e a quelli che già a suo tempo furono eseguiti dal governo Berlusconi, sta causando proteste e forti critiche da parte di moltissimi magistrati, tanto che Mastella è dovuto ufficialmente intervenire auspicando “un maggiore senso di responsabilità” (Tendenzeonline) (Sigh!), si scopre invece che a Napoli possono permettersi il lusso di sperperare quel poco di denaro pubblico che gli rimane: “come ad esempio si sta facendo con l’acquisto delle 36 Bmw destinate agli spostamenti dei dirigenti dell’amministrazione penitenziaria e dei collaboratori e dei testimoni di giustizia per un valore di 780 mila euro». (La Gazzetta del Mezzogiorno)

Vede On. Prodi, per questo noi elettori (di sinistra) avevamo posto la nostra fiducia in Lei (e tappandoci il naso avevamo votato i partiti della sua coalizione pur sapendo di riportare al governo elementi che non avremmo mai voluto rivedere, soprattutto dopo le dannosissime, per il Paese, esperienze inciuciorie); per evitare storie di questo genere! Perché qui, On. Prodi, non si tratta solo di indulto, di criminalità, di Napoli; qui si tratta del modo di governare, del rispetto della volontà popolare e del bene comune, che bisogna sempre cercare di ottenere qualsiasi provvedimento di legge si imponga.
Qui si tratta di rimettere a posto un Paese in cui i politici da troppi anni sono abituati a non rispondere a nessuno delle loro azioni; gente che dopo essere stata eletta non ha nemmeno tentato di mettere mano ad una delle numerose emergenze italiane, e il risultato lo constatiamo ogni giorno vivendo in questa povera Italia. Un Paese talmente disperato che ha addirittura provato a farsi governare per 5 anni da un sorridente e bugiardo venditore di spazzole con le disastrosissime conseguenze che ne sono poi derivate. Insomma ci siamo fidati, On. Prodi, e Lei come ci ricambia?
Con l’indulto! Nonostante tutti i danni di questa vergogna idelebile siano sotto gli occhi di tutti Lei continua insistentemente a non ammetterli. Si comporta cioè come il venditore di spazzole di cui sopra. L’Italia è stanca di questo modo di fare politica, di questo modo di governare. Occorre urgentemente un rinnovamento e lei ha dimostrato non non poterne fare parte. Ecco perché On. Prodi anche Lei non avrà mai più la nostra fiducia!

F.toComitato Contro l’Indulto
comitatocontroindulto@gmail.com

PS
Se qualche politico avesse ancora dei dubbi su cosa pensa la gente dell’indulto, vada a dare un’occhiata al Forum di Panorama: Forum : indulto giusto o no?

Aggiornamento:
Ecco i primi risultati di questa politica autolesionista della sinistra:
Il Molise conferma Iorio (CDL) presidente con il 54% dei voti (La Repubblica)


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