mercoledì, novembre 15, 2006

 

LA SOFFERENZA DEL PENTIMENTO

“Sull'indulto da ministro dell'Interno ho dovuto prendere atto della volonta' del Parlamento non senza sofferenza. E' chiaro che un provvedimento del genere crea problemi a chi fa il nostro lavoro. Ma c'e' un problema piu' generale che va affrontato: quello della certezza della pena.”
Giuliano Amato, ministro dell’interno, Roma 7 novembre 2006 (Corriere della Sera)

Dopo la presa di posizione di Fassino ecco un’altra subitanea dissociazione dall’indulto di uno tra i più importanti pentiti di governo: il nostro ministro dell’interno Giuliano Amato.
Prima di farci prendere dalla commozione (sentimento che, stordendoci, potrebbe anche farci riconsiderare l’operato di questi politici pentiti), se andiamo a verificare (qualche post più in basso) la lista di coloro che a suo tempo votarono per far approvare l’ignominiosa legge, scopriamo meravigliati, il suo nome. In effetti quello di Amato, come lui stesso ci dice, è stato un gesto molto sofferto.
Una sofferenza sicuramente minore rispetto a quella provata dai cittadini che hanno dovuto subire l’ondata di reati, tra cui borseggi, furti, rapine, stupri e omicidi, provocata dai detenuti che hanno usufruito dell’indulto e che, seguendo la logica del governo, non si capisce perché una volta liberi, gli ingrati, si siano dati da fare per commettere altri e più gravi misfatti.
Ma non è finita perché leggendo qua e là scopriamo che anche Luciano Violante, che a dire il vero ha sempre avuto dubbi, più che sull’indulto su quali reati includere nel provvedimento (dsonline), avrebbe infine ceduto al pentimento (La Padania). Anche in questo caso, pur conoscendo gli amletici pensieri dell’ex magistrato, andando, malfidati, a dare un’occhiata alla lista sopra citata, constatiamo, sempre sorpresi, anche il suo nome.
Insomma prima ci votano l’indulto per assicurare l’impunità ai loro amichetti, provocando cosi gravissimi danni a tutti noi cittadini (danni che aumentano col passare del tempo), e poi si pentono, credendo con questo gesto di recuperare quell’immagine, oramai per sempre perduta agli occhi della gente, di politici responsabili. Un antico detto che andava per la maggiore tra i nostri vecchi, suonava più o meno così: “prima tirano la pietra e poi nascondono la mano”. E’ quello che questi politici senza vergogna stanno, uno dopo l’altro, facendo, perché consci del sentimento di rabbia che hanno provocato nella gente. Sentimento che con questo loro comportamento, non potrà che aumentare.
Se da una parte cresce il numero di coloro che si pentono, dall’altra lo zoccolo duro dei convinti sull’utilità dell’indulto si schiera sulla difensiva:
"Non siamo affatto pentiti dell'indulto. Si e' trattato di un elementare atto di civilta' che l'Unione, di fronte a una campagna mediatica basata sulla pura disinformazione, farebbe bene a difendere con piu' coraggio. Lo stato delle carceri e' uno dei principali indicatori del livello di civilta' di un paese, e la situazione invivibile in cui versavno le prigioni italiane imponeva una misura di questo tipo", afferma il capogruppo del Pc al Senato Giovanni Russo Spena in occasione dell'uscita del rapporto di Antigone sulla situazione delle carceri. "E' ovvio - prosegue - che l'indulto, per non essere vanificato in pochi mesi, deve essere seguito da una serie di provvedimenti come un'amnistia, selettiva e tale di prevedere il risarcimento per le parti lese, e la riforma complessiva del sistema penitenziario, che oggi, con la popolazione carceraria ridotta a 38mila unità, e' praticabile" (La Repubblica).
E qua casca l’asino, come dice un’altro detto popolare. Perché come da mesi continuiamo a scrivere, l’indulto è stato solo un primo passo, verso l’abbattimento totoale di quel poco che ancora di giustizia e moralità abbiamo nel nostro Paese; il passo successivo, da tempo covato dalle torbidi menti dei nostri politici, quello che passerà alla storia per il colpo di grazia definitivo, sarà dato dall’amnistia, che tutti vogliono far passare ma che dopo le forti proteste dei cittadini per l’indulto, hanno una sacrosanta paura a spingere.
Accade così che il plenum del Csm approva all'unanimità una risoluzione che lancia l'allarme sugli effetti dell'indulto, visto che farà finire nel nulla, cioè con sentenze non eseguibili perché riguardanti pene condonate, l'80% dei processi pendenti, e che rilancia la questione dell'amnistia, per non far girare a vuoto la macchina giudiziaria. Il documento descrive una "situazione drammatica" emersa dalle audizioni al Csm dei procuratori generali e dei presidenti delle corti d'appello dei principali distretti giudiziari. Solo un numero di procedimenti "esiguo" e che oscilla tra il 3% e il 9% del totale riguarda reati non coperti dall'indulto.Il documento del Csm in particolare ricorda come i 17 indulti concessi nella storia della Repubblica siano sempre stati accompagnati da corrispondenti amnistie.
"L'amnistia... estinguendo il reato, rende superfluo l'accertamento della responsabilità e, quindi, il processo; al contrario, l'indulto si limita a elidere (in tutto o in parte) la pena inflitta ed ha come necessario presupposto l'accertamento della responsabilità e, dunque, la celebrazione del processo, potenzialmente in tutte le sue fasi", si legge nel documento.
In una situazione come quella attuale in cui la Giustizia è lenta e oberata da arretrati, dice il Csm, trattare tutti i processi per reati interamente condonati finisce per allontanare la conclusione di quelli in cui l'eventuale pena sarà scontata, con evidente danno per la collettività. "Sta qui la ragione della contestuale concessione della amnistia, che consente di limitare la trattazione dei processi per reati interamente coperti da indulto ai soli casi in cui permane un significativo interesse sociale (per esempio, per la natura del fatto o per gli interessi lesi)", dice ancora il Csm.
(Reuters)
A comprova della paura che aleggia nei corridoi di palazzo, rispetto alla reazione che tale provvedimento potrebbe provocare nella gente, il nostro ministro della Giustizia, come un altro detto popolare cita, mette le mani avanti. Infatti nel corso del plenum del Csm, rispondendo ai consiglieri di Palazzo dei Marescialli, afferma: "Ho il dovere di dire che dopo le polemiche in cui sono stato coinvolto per la concessione dell'indulto e gli attacchi spesso ingenerosi e irresponsabili mossi da alcuni magistrati alla mia persona, non assumerò nessuna ulteriore iniziativa in proposito'' per evitare ''il rischio di trovarsi ancora una volta esposto al ludibrio e isolato politicamente e istituzionalmente'', che tradotto significa: evitare di non prendere più nemmeno un voto alle prossime elezioni (cosa tra l’altro molto probabile e auspicabile, come il fatto che non sarà il solo). (IGN)
Mastella però non è l’unico ad avere paura della reazione della gente, così subito dopo la relazione del CSM, Nicola Mancino, vicepresidente di palazzo Marescialli, dichiara:
Il Csm "non ha suggerito la strada dell'amnistia": la risoluzione approvata oggi dal plenum ha solo "storicizzato quanti sono stati i provvedimenti di clemenza". E quindi rilevato che in passato si e' sempre "camminato su due binari e non su uno solo". (La Repubblica)
Subito appoggiato dal ritrovato Violante che dice :”Amnistia? Non ci sono le condizioni politiche.” E poi in un impeto di orgoglio risponde polemico alla relazione del CSM: ”I processi non sono inutili”.(Rai24news)
Attenzione: non ci sono le condizioni politiche tradotto significa: se facciamo l’amnistia stavolta i cittadini ci lapidano (e avrebbero ragione) perciò allo stato attuale nessuno è disposto ad associare il suo nome all’amnistia. Però non significa: “noi non vogliamo farla perché distruggerebbe quel poco di senso di giustizia che ancora rimane in Italia”.
Per questo suggeriamo a tutti i visitatori del nostro (e loro) blog di diffondere il più possibile il link del sito, in modo da porre a conoscenza di questi scellerati progetti di amnistia (come se l’indulto non fosse bastato) un numero di cittadini sempre maggiore affinchè tutti siano preparati a contrastare questo futuro provvedimento, perché, ne siamo sicuri, i nostri amati politici aspettano solo che la nostra rabbia si calmi, la nostra indignazione si attenui e la nostra memoria svanisca per poi mettercelo in quel posto con una veloce leggina sull’amnistia che, sicuramente, non troverà problemi di numeri per riuscire a passare alla Camera e al Senato (come non ne ebbe l’indulto votato sia da gran parte della destra che dalla sinistra). Ecco perché potete vedere in fondo a sinistra le istruzioni per inserire il logo e il link del nostro blog sul vostro sito web.

Uscendo fuori dall'argomento indulto, giusto per capire come i nostri rappresentanti a tempo determinato siano sempre più distanti dalla gente comune e dalla realtà che ognuno di noi vive ogni giorno, bisogna sapere che già da oltre 20 anni basta per un parlamentare, fare un solo giorno di legislatura per poter avere diritto ad una pensione, cumulabile con stipendi e altri introiti (in cui in teoria bisogna aver maturato almeno 5 anni da parlamentare ma in pratica questi anni anche se non espletati possono essere riscattati con comode rate da qualsiasi parlamentare che avesse almeno un giorno di “lavoro”) o come si dovrebbe correttemente chiamarlo, un vitalizio. Ma non basta perché ai nostri sempre meno rappresentanti del popolo viene anche dato, se non eletti, una indennità di reinserimento (che per esempio ad Arnaldo Forlani ha fruttato 439 milioni di vecchie lire, a Ciriaco De Mita 378 , a Bettino Craxi 317, ecc. ecc.). Nel 1997 ci furono delle modifiche alle leggi che regolavano questo scempio di denaro pubblico ma i ritocchi sono stati talmente timidi da non intaccare minimamente le “rendite” e i “privilegi” dei nostri parlamentari (Osservatorio sulla legalità, pmli)
Non se la passano, comunque, niente male nemmeno i consiglieri provinciali e gli eurodeputati (questi ultimi con gli stipendi più ricchi d'Europa rispetto ai colleghi stranieri). Anche per loro nella maggior parte dei casi bastano 5 anni di mandato per aver diritto alla pensione (10 anni per il Trentino); questi limiti però devono essere sembrati troppo rigorosi per gli eletti del Molise e della Campania, per i quali sono sufficienti appena 30 mesi. L'età pensionabile è fissata a 60 anni, ma per vari motivi può essere anticipata a 55 anni per Piemonte, Liguria, Abruzzo, Friuli, Campania, Basilicata e Puglia. Vi è per tutti una quota di reversibilità, e non solo alla moglie o ai figli: in Friuli anche alla convivente. In Toscana, Umbria, Piemonte ed Abruzzo ne possono beneficiare anche i genitori over 65 o a carico! In Umbria e Abruzzo la presenza di più figli fa raddoppiare l'assegno. Come già scritto le pensioni sono cumulabili senza limite con qualsiasi reddito, da lavoro dipendente o autonomo, con pensioni INPS, da deputato, da parlamentare europeo, da commissario europeo, da giudice costituzionale. (Orsaminore)

Insomma il solito vecchio giochetto: a noi cittadini chiedono di stringere la cinghia e loro invece si creano privilegi economici assurdi con i quali possono, anche se non più eletti, alla faccia dei sacrifici degli italiani, beatamente assicurarsi una serena esistenza fino alla fine dei loro giorni. Quando decideremo di non sopportare più queste vergogne?

F.to
Comitato contro l'indulto
comitatocontroindulto@gmail.com

Comments:
E' tempo di rivoluzione!
 
La cosa più schifosa è che gli "indultati", una volta usciti dal carcere, sono stati lasciati "liberi di pascolare", ovvero non è stata prevista, come per esempio per l'indultino, alcuna prescrizione la cui inosservanza avrebbe comoprtato la revoca del beneficio. Insomma, pericolosi delinquenti liberi, come è successo e continuerà ad accadere, di continuare a delinquere. Questa classe politica và brasata, cacciata via a calci in culo.
 
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