venerdì, gennaio 19, 2007

 

QUEL PASTICCIACCIO BRUTTO DE MONTECITORIO (ovvero quanto poco è piaciuto agli italiani l'indulto)

Due italiani su tre (66%) si dichiarano contrari al provvedimento di clemenza. Soltanto il 14% condivide l’indulto nella forma in cui è stato realizzato.

Tra i contrari, quasi la metà, il 46,9%, dichiara la propria avversione verso ogni provvedimento di clemenza, indipendentemente dalle ragioni che lo motivano. L’altra metà (45,8%) si dimostra possibilista ma critica l’elevato numero di reati inclusi nel condono attuato nel 2006 oppure considera eccessivo lo sconto di pena di tre anni (6,8%).

Più della metà dei cittadini considera l’indulto per niente risolutivo rispetto al problema dell’affollamento delle carceri (43,6%) o poco indispensabile (14%), mentre solo il 5,6% lo condivide pienamente e il 16,9% lo fa con qualche riserva.

Il 59,7% del campione ritiene che il provvedimento abbia influito negativamente sulla fiducia che i cittadini ripongono nella giustizia. Sul piano personale, una percentuale significativa di intervistati, il 37,3%, afferma che dopo l’indulto la propria fiducia nella giustizia è diminuita, anche se prevale la quota di chi la definisce invariata (40%); solo l’1,6% si dice più fiducioso nella giustizia.

Il 59,2% degli intervistati ritiene inoltre che l’indulto, mettendo in libertà un alto numero di detenuti, anche autori di reati gravi, abbia generato seri problemi di sicurezza per i cittadini italiani. Ben il 60,5% degli intervistati non considera l’indulto un atto di umanità nei confronti dei detenuti: il 39,9% non è per niente d’accordo con questa affermazione, il 20,6% lo è poco, il 15,8% abbastanza e solo il 3,8% molto.

Rispetto all’attribuzione della responsabilità politica del condono, il 41,5% degli italiani riconosce correttamente il contributo di maggioranza e opposizione all’approvazione della legge. Il resto del campione si divide equamente tra coloro che imputano la decisione al Ministro Mastella (18,3%), coloro che la considerano il frutto dell’operato delle sole forze di Governo (18,9%) e coloro che non sanno o non vogliono rispondere (19,9%); solo l’1,4% attribuisce la responsabilità all’opposizione (bel colpo centrosinistra, nda).

La stragrande maggioranza degli elettori di destra e centro-destra (78,9%) esprime una netta contrarietà al provvedimento. Tuttavia l’avversione riguarda anche gli elettori di centro (69,5%). Ed il 60% di coloro che si collocano nell’area di sinistra o di centro-sinistra: tra questi, il 60% avrebbe preferito che l’indulto fosse applicato solo ad alcune tipologie di reato. Da segnalare ancora la contrarietà a qualsiasi forma di clemenza da parte della metà degli italiani che rifiutano la collocazione in qualsivoglia schieramento. Un’avversione assoluta che riguarda oltre la metà degli elettori di centro e di destra e circa un terzo di chi si schiera a sinistra.

La sfiducia nella giustizia ed il crescente senso di insicurezza che ne deriva riguardano gli elettori di tutti gli schieramenti politici, con percentuali che oscillano tra l’80% degli elettori di destra e di centro ed il 60% di quelli di sinistra.

Tra i contrari, sono gli uomini ad affermare più spesso la propria avversione verso qualsiasi sconto di pena (57,4%), rispetto al 38,5% della componente femminile. Inoltre, il 16,9% delle intervistate attribuisce la responsabilità del provvedimento ai soli partiti di maggioranza; percentuale che raddoppia nella considerazione degli uomini (30,9%). Il 44% degli uomini ed il 59% delle donne lo giudica il risultato di un accordo di ambedue gli schieramenti.Più della metà dei giovani fino a 34 anni dichiara di essere contrario a qualsiasi sconto di pena (52,3% nella fascia d’età tra i 18 e i 24 anni; 62,4% tra i 25-34 anni). All’aumentare dell’età si riduce sensibilmente la quota degli “intransigenti”.

Il senso d’insicurezza e di sfiducia nella giustizia invece sembrano accomunare gli abitanti dell’intero territorio nazionale (78% a Nord-Ovest; 76,7% al Sud; 75,5% nelle Isole; 72,2% a Nord-Est; 70,9% al Centro).

La fotografia della condizione del sistema giustizia in Italia mostra un quadro sconcertante: la durata media dei processi è pari a 35 mesi per il giudizio di primo grado e a 65 mesi per quello d’Appello. È possibile attendere anche dieci anni per emettere una sentenza definitiva. Nel periodo 2001-2004 le cause civili giacenti davanti ai giudici di pace sono aumentate del 64%, quelle in Corte d’Appello del 122% e quelle in Corte di Cassazione del 33%. Le cause penali sono aumentate del 16% in istruttoria, del 60% in prima istanza, del 24% in Appello e del 4% in Cassazione.Ammontano a dieci milioni i processi pendenti, dei quali circa 4 milioni civili e 6 milioni penali. Mentre risultano 70mila condanne definitive non ancora eseguite.
Dati tratti dal Rapporto Eurispes sull’ Italia, 2007 (Prima da noi.it).

Qualsiasi commento risulta inutile.

F.to
Comitato contro l’indulto
comitatocontroindulto@gmail.com
PS
IMPORTANTE: un collaboratore del comitato ha organizzato a Torino, alle ore 18:00 nell'aula magna dell'ITIS Avogadro (v. Rossini, 18) la presentazione del nuovo libro di Elio Veltri e Francesco Paola "IL GOVERNO DEI CONFLITTI" a cui seguirà il dibattito "UNA PRIORITA' DEMOCRATICA: disciplinare i conflitti di interesse per riportare la politica ai cittadini". Dato che l'indulto, tra le varie nefandezze istituzionali, è figlio del conflitto di interessi, consigliamo a tutti coloro che volessero capire perchè i partiti si ostinano a non fare la volontà degli italiani, di partecipare all'evento.

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