martedì, febbraio 13, 2007

 

In necessariis unitas, in dubiis libertas, in omnibus Caritas

Gli effetti dell'indulto si faranno sentire sulla popolazione carceraria per oltre 25 anni a venire.
Dossier Indulto, Associazione Antigone

Se qualcuno si aspettava di vedere scemata l’attenzione verso l’indulto e di conseguenza l’indignazione verso i politici che hanno approvato tale legge, ci pensa l’associazione Antigone con il suo dossier sull’indulto (aggiornato al 25 ottobre 2006. In realtà i numeri complessivi, riguardanti solo le presenze e le scarcerazioni avvenute grazie alla legge 241/06 approvata dal Parlamento il 29 luglio 2006, sono stati aggiornati al 31 gennaio di quest'anno) a ribadire come l’estrema gravità delle conseguenze che il provvedimento di legge ha provocato, sono destinate a durare molto più a lungo del previsto.

“…gli ultimissimi numeri dicono che le persone uscite dal carcere grazie all'indulto sono 25.563, mentre quelle uscite dalle misure alternative sono 5764; le presenze negli istituti di pena il 31 maggio 2006 erano 60633 mentre il 31 gennaio scorso arrivavano a 39663”
“…il ritmo di circa 1500 scarcerazioni mensili è quello che dobbiamo aspettarci nella quotidianità del futuro più prossimo, andando a riguardare coloro che, con un residuo di pena superiore a tre anni al momento dell'entrata in vigore del provvedimento di clemenza, scendono a mano a mano al di sotto di quella soglia"
“…Dei 1336 rientrati secondo i dati di Antigone, ben 1.115 sono stati arrestati in flagranza di reato. Di questi 537 stranieri di cui un alto numero arrestato per aver commesso altro reato che la mancata ottemperanza al provvedimento di espulsione che automaticamente li aveva raggiunti al momento dell'uscita dal carcere. Quasi tutti gli stranieri sono rientrati in carcere nelle regioni settentrionali: in Emilia Romagna sono rientrati 77 stranieri e 42 italiani, in Toscana 82 stranieri e 39 italiani in Veneto 37 stranieri e 22 italiani, in Lombardia 149 stranieri e 108 italiani, mentre in Calabria è rientrato un solo straniero contro 17 italiani, in Campania 11 stranieri contro 154 italiani, in Puglia 5 stranieri e 58 italiani in Sicilia nessuno straniero e 83 italiani”
“…A Napoli, ha detto Labonia, l'indulto non è stato negato a nessuno. Al termine della presentazione dei dati, l'associazione ha chiesto riforme per il sistema penale, penitenziario e amministrativo”


Questi sono i dati e le osservazioni di un’associazione che da anni lavora nelle carceri e che perciò a pieno diritto può suggerire soluzioni al problema come fa il presidente, Patrizio Gonella quando chiede "un nuovo Codice penale, l'abrogazione della ex Cirielli, della Fini-Giovanardi e della Bossi-Fini (leggi sulle droghe leggere e sul contrasto all'immigrazione clandestina, ndr), un nuovo ordinamento penitenziario per i minori, il riconoscimento del diritto di voto per le persone in esecuzione penale e per gli ex detenuti, l'approvazione di una legge istitutiva del difensore civico nazionale delle persone private della libertà e l'esclusione dal circuito carcerario dei bambini figli di madri detenute".

Alle assodate perplessità e richieste di Antigone, meravigliati scopriamo che anche personalità molto vicine alla Chiesa, cominciano ad esprimere forti dubbi sui tempi e sui medoti di applicazione del provvedimento. A far questo ci pensa Pierluigi Dovis, direttore della Caritas di Torino che pur confermando la necessità del’ “l’indulto o qualche altro istituto giuridico” (notare l’accenno ad altro istituto giuridico, ndr), afferma che “siamo perplessi sulle modalità di attuazione”.

“Condividendo l’invito di Giovanni Paolo II, l’abbiamo richiesto", si legge nel documento, "per tanto tempo l’abbiamo atteso. E infine è arrivato. Nel cuore della canicola estiva, l’indulto è diventato provvedimento legislativo. Di punto in bianco, e con effetto immediato. Un metodo che ci ha lasciati sconcertati, anche se per motivi ben diversi da quelli accampati da coloro che ben sanno agitare gli spauracchi della sicurezza pubblica. Anzitutto è arrivato tardi rispetto a quando avrebbe avuto un significato non solo politico, ma culturale: l’anno 2000. In secondo luogo è stato precipitoso e affrettato. In pochissimi giorni è stato deciso e in ancora meno è stato eseguito. Con stupore degli stessi carcerati che, al pari di Istituzioni, società, volontariato e opinione pubblica erano del tutto impreparati. In terza battuta è stato deludente perché non sembra aver davvero tenuto conto delle motivazioni per cui la nostra coscienza riteneva – e ritiene – opportuno un atto di clemenza. Così l’indulto rischia di trasformarsi in un modo minimalista per fare spazio nelle carceri e non il segno della volontà misericordiosa di offrire una nuova possibilità a coloro che hanno sbagliato”.

Se non di un vero e proprio pentimento (che avrebbe comportato un attacco all’infallibilità papale), si è trattato di una nemmeno tanto velata critica che ha sottolineato gli scopi puramente politici (e non certo umanitari), di coloro che hanno ideato e approvato l’indulto (cioè la quasi totalità della classe politica italiana).

“Insomma, conclude Dovis, adesso è il momento di affrontare la questione strutturale delle dimissioni dal carcere, se non si vuole che l’indulto resti, nell’immaginario collettivo e nell’applicazione pratica, soltanto una sorta di colpo di spugna senza alcun seguito positivo per i detenuti, il mondo carcerario e per la società nel suo complesso”. Jesus

L’unico problema di questo discorso è non aver pienamente compreso come l’indulto sia nella concreta realtà dei fatti, realmente stato un colpo di spugna (altro che immaginario collettivo).

Tra le tante, ce lo ricordano le dichiarazioni di un imprenditore brindisino, Toni Muccio, e del consiglio direttivo dell’Associazione Brindisi Antiracket, che parlando dei recenti episodi criminosi avvenuti a Brindisi, dicono: “E’ stato proprio il Parlamento, infatti in modalità bipartisan ad approvare l’indulto, innescando inevitabilmente un aumento del tasso di criminalità, soprattutto laddove, così come in questo momento nel nostro territorio, trovare lavoro è diventato un’impresa ardua se non impossibile. E dire che proprio la stessa Commissione Antimafia aveva, a suo tempo, assicurato che la criminalità a Brindisi non era più un’emergenza e che, pertanto, non c’era nulla di cui preoccuparsi. Chiariamo subito una cosa: per noi imprenditori non è assolutamente così ed è per questo che chiediamo di essere messi alla pari dei nostri concorrenti non soltanto in materia di sicurezza, ma anche in materia di politiche di contesto favorevoli all’attività di impresa. Purtroppo, attualmente, a Brindisi è esattamente il contrario. Anzi, per un eccesso di cultura antindustriale non c’è affatto da stare tranquilli. Allora evitiamo di far diventare Brindisi lo "zimbello” del Paese, l’esempio negativo di cui discutere in Parlamento. D’altra parte, cosa c’era da aspettarsi dopo aver approvato un indulto che ha consentito a centinaia di detenuti brindisini, anche quelli macchiati dei delitti più terribili, di uscire dal carcere? Questo è il vero esempio negativo! Cosa ci aspettava? Che una volta usciti dal carcere potessero reintegrarsi nel tessuto produttivo locale? Non era facilmente immaginabile cosa sarebbe accaduto? Ciò che oggi si vuol portare in Parlamento, il cosiddetto “caso Brindisi”, non è stato forse provocato dagli stessi parlamentari? Evitiamo, quindi, eccessi di allarmismo che scoraggerebbero anche le già ridotte volontà di investimento sul nostro territorio. Un comunicato che si conclude con l’appello degli imprenditori: "Aiutateci a lavorare al meglio delle nostre capacità, portando all’attenzione del Ministero competente il problema, affinchè le Forze dell’ordine e la Magistratura possano avere il necessario potenziamento di uomini e mezzi. Solo così la politica potrà porre rimedio al gravissimo ed imperdonabile errore commesso, senza inutili riflettori che darebbero il colpo di grazia definitivo al nostro territorio". Il Meridiano

E se non bastassero le dichiarazioni di coloro che la criminalità la subiscono ogni giorno sulla propria pelle, arrivano anche quelle di coloro che tentano, con i pochi mezzi oramai messi a loro disposizione, di combatterla, come quelle di del presidente della Corte d’appello di Roma, Giovanni Francesco Lo Turco che all’inaugurazione dell’anno giudiziario lamenta: “Un intervento (l’indulto, ndr) che in non pochi casi ha assicurato di fatto l’impunità”. E poi c’è la beffa “di celebrare un numero rilevantissimo di processi in relazione ai quali l’eventuale pena non verrà mai espiata”. “L’indulto è un pessimo regalo ad un Paese che vive nell’insicurezza”, rincara Pasquale Adorno da Reggio Calabria. Anche Giancarlo Caselli, procuratore generale di Piemonte e Valle d’Aosta, riconosce che alcune ragioni del provvedimento erano «sacrosante», ma anche che “ha riguardato anche reati per cui quasi nessuno dei colletti bianchi finisce in carcere”. La Stampa

Per queste e tante altre considerazioni chiediamo a tutti coloro che visitano il nostro blog di continuare a mantenere viva l’attenzione su questo argomento, in modo da tenere sempre a mente l’operato di una classe politica delegittimata dalla maggioranza degli italiani, di una classe politica estremamente distante dai reali bisogni della collettività, di una classe politica, infine, bugiarda e irresponsabile, affinchè tutti gli italiani alle prossime elezioni possano reagire di conseguenza mai più votandoli.

F.to
Comitato Contro l’Indulto
comitatocontroindulto@gmail.com

PS
Per i patiti dello sport e in particolare del ciclismo:

Come rivelato dal 'Corriere di Romagna', i due principali responsabili della fornitura della droga al campione scomparso il 14 febbraio di tre anni fa, sono tornati a una vita normale a Rimini dopo aver scontato appena uno e sei mesi di reclusione. Kataweb

Comments:
Ecco un interessante articolo sull'indulto: http://www.sunfree.it/index.php?name=News&file=article&sid=12
 
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