mercoledì, settembre 12, 2007

 

PAROLE, PAROLE, PAROLE

Il passatempo preferito dei nostri politici è parlare. Parlare, parlare e possibilmente, cioè sempre, parlare bene delle cose che loro stessi fanno e male delle cose che fanno gli altri.

Come un assassino trovato accanto alla sua vittima con ancora in pugno il coltello insanguinato usato per uccidere, che negasse insistentemente il delitto malgrado ogni atomo del fermo immagine della scena urli a testimonianza contro di lui, così questi politicanti, sono solo capaci di negare l’ovvio; di negare sempre e comunque il male estremo delle loro scellerate decisioni come ad esempio in materia di giustizia e addirittura come solo uno psicolabile all’ultimo stadio della sua malattia è capace di fare, di annunciare che l’indulto è stato “…solo un’atto di clemenza”, cioè come a dire che è stato una cosa buona, un qualcosa che ha migliorato la situazione carceraria italiana e che ha reso migliore il Paese.

Quando un’intera classe politica sempre divisa su ogni argomento, su ogni questione, su ogni mozione sulle cose realmente importanti e necessarie che bisogna realizzare in Italia, come delle leggi che impediscano alla criminalità di prosperare, si trova invece quasi totalmente d’accordo sulla realizzazione dell’indulto, un procedimento che ha permesso di liberare tre anni prima della scandenza naturale della propria pena, sulle strade d’Italia, oltre 26.000 carcerati per tutta una serie di reati tra cui anche reati gravissimi (omicidio, stupro, pedofilia, ecc.) allora signifia che la politica è morta.

Una politica da anni incapace di provvedere ai bisogni concreti dei cittadini, ma solo preoccupata a innalzare benefici e privilegi alla casta che ne fa parte distanziandola così sempre più dalla realtà e dai problemi che ogni italiano vive sulla propria pelle.

Una politica incapace di combattere, perché totalmente connivente, i mali oscuri che soffocano lo Stato, come le mafie che imperano al Sud Italia (e non solo); ma capacissima invece di rimpirsi la bocca di sole parole quando si tratta di lotta alla mafia e di cordoglio quando si tratta di commemorare gli uomini che gli stessi politici hanno contribuito ad uccidere impedendogli di lavorare con un corpus legis adeguato alla lotta che stavano affrontando.

Ecco così che il presidente della commissione antimafia Francesco Forgione, afferma: La politica non ha avuto la forza di approvare una buona legge come quella sull’anagrafe dei conti correnti, legge Mancino del 1993, mai applicata in 15 anni. Da qui, quando si arresta un mafioso e gli si vogliono congelare subito i conti correnti, il mafioso, o l’amministratore del mafioso, ha tutto il tempo per svuotarli e movimentarli via internet in uno dei tanti paradisi fiscali del pianeta. Noi non abbiamo neanche la possibilità, attraverso l’anagrafe dei conti correnti e l’anagrafe degli immobili, di capire anche gli spostamenti di proprietà e le movimentazioni catastali. Manca, quindi, la possibilità di intervenire proprio lì dove si concentra il potere mafioso…100.000 milioni di euro all’anno è l’ammontare di movimentazione delle mafie di cui almeno il 60% entra nell’economia legale. Da qui si apre il problema della rintracciabilità dei flussi e dei patrimoni. Le mafie non hanno più la coppola e la lupara dei film in bianco e nero. Hanno capito che investire in patrimoni è rischioso per cui finanziarizzano le loro attività. E per colpire questo livello di finanziarizzazione e intercettarne i flussi, bisogna aggredire il sistema bancario”. (Kataweb News)

La politica non ha avuto la forza di approvare una buona legge…Parole che riecheggiano alle nostre orecchie ancora assordate dalle grida di vergogna gridate dagli italiani che protestavano contro questi politicanti farabutti quando hanno invece approvato, senza il benchè minimo dubbio, l’indulto; l’unica legge che hanno avuto la forza di fare tutti insieme fregandosene dei gravissimi danni che avrebbe provocato per anni all’intera società italiana.

Ma l’unica vera forza della politica è oramai rimasta la parola. Sterile, vuota, senza più conseguenza concreta. L’unica cosa in cui ancora si cimentano quasi senza errore e con capacità dialettali da far invidia ad un accademico della crusca. Un bla bla bla insopportabile che gli italiani sono costretti a sentirsi proprinare dai media ogni santo giorno, 24 ore su 24 anche qunado hanno la fortuna, sempre più rara, di assistere a qualche programma televisivo decente come “W l’Italia in diretta”. Un programma dove gli uomini concreti, coloro che combattono ogni giorno la criminalità e che rischiano la pelle e la fanno rischiare alle loro famiglie, per questa scelta di vita, sono costretti con forza a ribadire ciò che tutti noi consideriamo ovvio, evidente, lampante, naturale, indiscutibile, lapalissiano, ma che sembra non esserlo per i politici, come ha fatto Nicola Gratteri, sostituto procuratore della dda di Reggio Calabria, quando ha affermato nel corso della trasmissione che "Per sconfiggere la 'ndrangheta serve che vengano modificati 10-15 articoli del Codice Penale. Qui invece sento parlare solo di indulto, quando invece con delle modifiche accurate si potrebbe ridurre la potenza delle cosche dell'80%. Spero almeno che si stiano costruendo nuove carceri, altrimenti tra meno di cinque anni saremo nuovamente qui a commentare un altro provvedimento di indulto".

Alla trasmissione era invitato anche Fausto Bertinotti, che troneggiava come da suo solito, seduto al centro della scenografia e che sentitosi chiamare in causa ha replicato:

"Sono stanco di sentire parlare in termini negativi della politica. Esistono politici collusi, ma anche ottimi politici che, in Calabria, come in Sicilia lottano ogni giorno per sconfiggere la criminalità organizzata... Non condivido questo attacco sconsiderato all'indulto. Quando la richiesta di clemenza arrivò, in passato, da Giovanni Paolo II venne accolta da tutti con grande commozione. Lei lavora bene e mi può insegnare quanto sia labile il confine tra buona e cattiva politica, non sono d'accordo con lei sull'indulto, credo invece che le nuove leggi che lei invoca non vadano a cozzare con l'indulto che è solo un atto di clemenza". (Strill.it)

Ne più ne meno di ciò che naturalmente ci saremmo aspettati da lui, professionista della politica com’è. Ad accuse e problematiche ben precise ha risposto con parole spocchiose, vuote ed inutili, piuttosto che fare ammenda e impegnarsi a rendere concreti quei provvedimenti necessari a combattere realmente la criminalità organizzata.

Come hanno fatto la maggiorparte degli appartenenti alla stessa casta nei confronti del V-Day di Grillo, o meglio del V-Day del popolo. Perché l'enorme partecipazione popolare al V-Day è il segnale che qualcosa si è spezzato. Che il flebile legame tra politica e popolo si è definitivamente rotto. Che finalmente il popolo è stanco delle sole parole, è stanco di sentirsi dire che bisogna sempre e solo fare sacrifici sulla propria pelle e soprattutto è stanco di sentirselo dire da persone che percepiscono grazie alle tasse che sempre più a fatica pagano, stipendi esosissimi e godono di privilegi anacronistici e assurdi come quelli di cui gode l’intera classe politica italiana. Il popolo vuole i fatti, vuole le azioni concrete, vuole le leggi che servano veramente a migliorare la propria situazione e non quelle che permettono a malavitosi di ogni sorta di compiere liberamente altri reati.

Se hanno ancora voglia di parole, parole, parole, che vadano a cantarla da un’altra parte questa canzone, possibilmente il più lontano possibile dall’Italia e dagli italiani onesti. Il popolo si è finalmente stancato delle “rose e dei violini” (Youtube).

F.to
Comitato contro l’indulto
comitatocontroindulto@gmail.com


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