giovedì, ottobre 04, 2007

 

LA GUERRA DEI POVERI

Oltre ai gravi danni al tessuto sociale del nostro povero Paese, constatabili da chiunque abbia ancora un poco di materia grigia nella testa (perciò non dai nostri politici che infatti continuano ancora a negarne gli infausti effetti), l’indulto ha finito anche per fomentare quella che in gergo popolare si può chiamare guerra dei poveri. Lo scontro tra le classi sociali più deboli e disagiate, cioè oggi come oggi lo scontro tra la maggioranza degli italiani e coloro che invece in Italia sono immigrati, sia da Paesi extra-comunitari che da poco entrati nella Comunità Europea, nella speranza di un futuro migliore.
Cancellando in noi quel buonismo ad oltranza tipico della sinistra per cui è possibile qualsiasi azione (e perciò perdono) finchè a compierla è un individuo “povero” e resettando ogni minima traccia di razzismo destrosio per cui tutti gli immigrati sono stupratori e malavitosi, ci troviamo comunque ad affrontare una realtà scomoda: l’aumento esponenziale dell’immigrazione (clandestina e non) e nella quasi totalità la conseguente creazione di sacche di povertà difficilmente gestibili, soprattutto in un Paese povero di servizi sociali come il nostro.

A fronte di tutto questo e perciò di un dovuto maggiore controllo su quella che viene chiamata la micro criminalità (ma che provoca invece danni grossissimi ai cittadini italiani), i nostri politici si sono inventati l’indulto, confermando di fatto di non comprendere assolutamente nulla di pianificazione, di controllo del territorio, delle dinamiche di sviluppo della criminalità e di quant’altro sia scienza utile a gestire una nazione. Cioè in breve i nostri politici non comprendono nulla di politica (cioè dell’arte di governare la società - Wikipedia)

Un esempio è stata la gestione dell’immigrazione romena: constatando i crudi e freddi numeri scopriamo che "in un anno e mezzo, dal gennaio 2006 (data dell’ingresso a pieno titolo della Romania nell’Unione europea) al giugno di quest’anno, tra i soli cittadini romeni, ci sono stati 76 arresti per omicidio volontario, 475 denunce per violenza sessuale, 1446 casi di truffe e frodi informatiche, 691 denunce per sfruttamento della prostituzione e pornografia minorile, ventimila denunce per furto, 5860 denunce per rapina. E questi dati riguardano, ripetiamo, i soli romeni.
D’altra parte, secondo dati Caritas non smentiti dal ministero dell’Interno, il flusso annuo dei romeni in Italia oscilla tra i 60mila e i 105mila… Basta scorrere tuttavia le statistiche dell’amministrazione carceraria per scoprire che una parte rilevante dei 60.710 oggi detenuti sono immigrati. Ne erano usciti 26.572 un anno fa per l’indulto, ne sono rientrati 6.194, quasi il 23 per cento, e non c’è da consolarsi se si pensa che la gran parte dei delitti resta impunita e che buona parte del beneficiari dell’indulto, purtroppo, non ha trovato dignitose forme di sopravvivenza alternativa".
(Quotidiano Net)

Così oltre ad essere stati impoveriti da decenni di malapolitica con una inesistente politica di controllo dei prezzi, dopo il passaggio dalla lira all’euro, un tartassamento fiscale impressionante, un’abbattimento di tutti i diritti sul lavoro conquistati negli ultimi 30 anni, gli italiani si trovano anche a dover subire oltre la propria anche una criminalità importata dall’estero feroce, senza scrupoli e grazie alla distruzione del nostro sistema giudiziario (sono bastati 5 anni di Berlusconi e le sue leggi ad-personam) e all’indulto (voluto pure dalla sinistra) anche totalmente impunita.

Ci verrebbe da piangere, se non avessimo già esaurito tutte le lacrime amare piante per questa vergogna italiana, quando leggiamo le dichiarazioni del nano venditore di spazzole che a Vicenza partecipando ai lavori di quella buffonata chiamata Parlamento Padano (al solo menzionare tale accostamento di parole rimpiangiamo Federico Barbarossa), ha dichiarato: “Sono consapevole che l'indulto e' comunque una sconfitta dello Stato che non e' capace di risolvere il problema delle carceri. Forza Italia ha lasciato piena liberta' di coscienza, perche' conosciamo bene il problema delle carceri che e' un vero e proprio dramma sociale”. (La Repubblica)

Piena libertà piuttosto, per la nostra classe politica, di rimanere impuniti come afferma Beppe Grillo in uno dei suoi tanti post: “La legge sull’indulto ha evitato la galera ai furbetti della finanza, agli amministratori pubblici corrotti. L’ha votata il Parlamento, destra e sinistra uniti nella loro difesa. Ma l’ha proposta Mastella, ultimo firmatario, non può incolpare sempre gli altri. Rutelli e la Palombelli per l’aereo, il Papa e il Parlamento per l’approvazione dell’indulto”. E poi continua parlando di Mastella “Nel suo blog mi ha dato del Pinocchio. Ha scritto che l’indulto non c’entra con il delitto bestiale di Gorgo. Lo dica anche a Daniele Pelliciardi. Voglio raccogliere, a partire da questo post, le testimonianze delle vittime dell’indulto. Ne farò un libro on line: “Gli indultati”, dedicato a tutti i parlamentari che hanno votato la legge”.

In attesa di questo libro possiamo comunque anticipare noi alcuni tra i fatti più eclatanti accaduti a causa dell’indulto (tratti da Centomovimenti) :

Il 4 settembre 2006 Salvatore Buglione, un impiegato comunale, viene rapinato da due delinquenti (uno dei quali “indultato”) mentre sta chiudendo l’edicola della moglie. Prova a ribellarsi, ma riceve una coltellata nel cuore. Sulla sua lapide viene lasciato un messaggio: "Al consiglio regionale, al consiglio provinciale, al consiglio comunale, all'ubiquo Mastella: vergognatevi".
Il 16 ottobre 2006 a Saviano (Napoli) un criminale slavo uscito di carcere dopo l'indulto tenta di rubare l'auto ad Antonio Pizza, 28 anni, commerciante, padre di una bimba di pochi mesi. Sta caricando dei computer sulla sua mattina. Si ribella al furto, si aggrappa allo sportello della sua Multipla. Il ladro, anziché fermarsi, preme sull'acceleratore. Antonio Pizza muore dopo 8 giorni di agonia.
Il 16 novembre 2006 Paolo Cordova, farmacista, viene ucciso durante una tentata rapina da Antonino Lo Monaco, autore – secondo gli inquirenti – di “almeno sei rapine”, libero, ça va sans dire, grazie all’indulto.
Nel marzo 2007 Vincenzo D'Errico, detenuto tossicodipendente “indultato”, dopo essersi iniettato nelle vene una dose d'eroina, minaccia una donna di Caravaggio (Bergamo), Luigia Polloni. Si ribella, ma D'Errico non avrà scrupoli a strangolarla.
Il 10 maggio Pietro Arena, ex poliziotto di Enna, condannato per tentato omicidio e quindi rimesso a forza in libertà, ha ucciso con la sua pistola calibro 765 Antonio Allegra, il compagno dell'ex moglie che ha successivamente tenuto in ostaggio per dieci ore.
Il 16 maggio a Parma Barbara Dodi, 46enne con due figlie a carico, viene strangolata in camera da letto con una cinta. Dal marito, Giovanni Melosi, 47enne, già condannato per tentata rapina e a piede libero per via dell'indulto.
Il 22 agosto due coniugi ultrasessantenni di Treviso, Giudo Pellicciardi e Lucia Comin, custodi di una villa, vengono massacrati da tre delinquenti, uno dei quali libero per gentile concessione dello Stato italiano: in fin dei conti era stato condannato solo per furto, rapina e violenza sessuale.

Delitti che ogni parlamentare responsabile di aver votato l’indulto dovrebbe sentire sulla propria coscienza. Una coscienza inesistente dato che in oltre un anno dall’approvazione dell’orrendo provvedimento nulla è stato fatto come si evince dai dati presentati da Il Legno Storto:

“L’indulto era stato presentato come l’occasione per correre ai ripari ed evitare che si ripetessero situazioni come quella del luglio 2006, quando in carcere c’erano 60.710 detenuti, il 40% in più di quanti le celle ne potessero sopportare. Grazie al provvedimento di clemenza, il loro numero scese a 38.847, ma era intuibile che presto molti sarebbero tornati dentro. Per tenere fede all’impegno preso con i cittadini - che intanto stavano pagando in prima persona la messa in libertà di certi personaggi - si sarebbe dovuta fare l’unica cosa suggerita dal buon senso: costruire in fretta nuovi penitenziari. Si è preferito non fare nulla…grazie all’ampliamento dei penitenziari esistenti, stanno per aggiungersi 5.886 posti a quelli attuali. Ma è troppo poco, servono nuove strutture. Per costruirle, però, occorre uno sforzo politico e finanziario che nessuno ha voglia di fare. Eppure il confronto internazionale parla chiaro: l’Italia ha 75 posti in carcere ogni centomila abitanti, la Francia ne ha 82, la Germania 97, il Regno Unito 131.
A conti fatti, resta l’ennesima occasione perduta. Il tempo per realizzare nuovi penitenziari c’era tutto. Non sarà elegante ricordarlo, ma in poco più di un anno, dal gennaio del ’36 all’aprile del ’37, Benito Mussolini costruì i grandi studi di Cinecittà. Sarebbe bello continuare a non rimpiangerlo, se solo ce ne fosse la possibilità
.”

Lo dice anche Il Sole 24 Ore che “l'Italia ha una carenza così drammatica di posti che necessita di qualcosa di ben diverso: nuove carceri, e molte. Senza di esse e i recenti provvedimenti che allargano i casi di detenzione, e l'intera discussione sul recupero di legalità nelle nostre città, sono destinati a rimanere lettera morta. L'idea di costruire nuove carceri ripugna a gran parte della nostra cultura e non appare in nessun programma politico, perché è considerata reazionaria e punitiva. Ma opporsi a nuove carceri è pura ipocrisia: chi ne va di mezzo sono gli stessi detenuti, e i cittadini più deboli, che sono maggiormente esposti alla criminalità piccola e grande".

Ma costruire o pensare di costruire nuove carceri, in Italia non paga politicamente, come afferma il sociologo Mario Barbagli (Corriere della Sera) che aggiunge, alla fine dell’intervista, un commento che condividiamo in pieno: “L'indulto è stato non solo inutile ma anche dannoso perché, realizzando quello che era uno scambio di prigionieri fra i due schieramenti politici, ha spazzato via ogni residua fiducia nella certezza della pena e quindi ogni speranza nella lotta alla criminalità.E’ stato un errore, ma spero un errore irripetibile”.

F.to
Comitato contro l’indulto
comitatocontroindulto@gmail.com

Comments:
MANDIAMO A CASA MASTELLA

http://firmiamo.it/dimissionidelministroclementemastella

Statuto:
Siamo dei cittadini italiani che si ritengono indignati di avere come Ministro di Grazia e Giustizia il Signor Clemente Mastella. Noi riteniamo che il dipendente pubblico Clemente Mastella non abbia le doti intellettuali, professionali ed umane per ricoprire una carica istituzionale di così alto prestigio. Ci sentiamo indignati ed offesi per le iniziative politiche promosse e sostenute dall'attuale Ministro, ci riferiamo in particolare all'ultimo provvedimento di indulto, ai tentativi di limitare la libertà di pensiero e di parola in internet ed infine alla vergognosa richiesta di trasferimento del Pubblico Ministero di Catanzaro Luigi De Magistris.
Per queste motivazioni e con lo scopo di salvaguardare il decoro e l´immagine dell´Italia, chiediamo a gran voce le DIMISSIONI IMMEDIATE di Clemente Mastella come Ministro di Grazia e Giustizia.

Iniziativa promossa da:
www.mastellatiodio.blogspot.com
 
leggevo dei tanti casi di indultati che una volta liberi hanno ripreso a delinquere. ma questi sono i casi che fanno notizia. perchè non si perla mai di chi, come me, libero grazie all'indulto lotta tutti i giorni per portare, onestamente, il pane a casa? non pensate che sia ora di guardare con fiducia anche questo lato della medaglia e dire basta a questi signori che tutti i giorni dalle aule del parlamento, dai giornali e dalle tv, non fanno altro che invocare "certezza della pena" senza considerare affatto chi grazie ad un'iniezione di fiducia quale affidamento ai servizi sociali, semilibertà ecc. è riuscito a reinserirsi nel tessuto sociale con qualche prezioso mese o anno di anticipo.
 
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