venerdì, ottobre 26, 2007

 

INTERVISTA A BRUNO TINTI - AUTORE DI TOGHE ROTTE


(Clicca sull'immagine per vedere il filmato)

Minuto 39,46 secondi:


Non c’è una ragione al mondo per fare l’indulto. Anche quella scusante che fa ridere i polli: non abbiamo abbastanza posti in carcere, bisogna fare l’indulto; come dire non abbiamo abbastanza letti in ospedale, prendiamo i malati e li buttiamo per strada.
E’ una cosa volontariamente priva di senso, ma poi se l’argomento fosse stato valido, se cioè davvero l’indulto fosse stato fatto per sfollare le carceri, che bisogno c’era di comprendere per l’indulto i reati per i quali detenuti non ce n’era? Per reati finanziari, fiscali, societari, detenuti non ce n’erano, quindi prevedere un indulto che dava lo scopo di sfollare le carceri per questi reati significa semplicemente aver presente la situazione di uno, che era Previti, che poi era detenuto per modo di dire perchè stava a piazza Farnese...
Certo però l’indulto avrà un effetto terribile su certi tipi di reati, lei pensi a Parmalat. Il processo Parmalat, ragionevolmente si dovrebbe chiudere con sentenze di circa 6 anni di reclusione. Una pena per una bancarotta fraudolenta anche di grosse dimensioni in Italia più o meno è quella. In America ti danno 25 anni, da noi...significa nemmeno un giorno di galera, perchè 3 anni sono coperti dall’indulto e tre anni sono coperti dall’affidamento in prova al servizio sociale.
Quindi l’indulto fatto anche per reati che debbono ancora essere giudicati è terribile. Diverso dall’indulto, che è una cosa vergognosa, ma voglio dire alla fine è stato fatto questa volta, speriamo che non lo facciano più...teoricamente uno potrebbe dire, vabbè è arrivato Babbo Natale...tutti quelli fino a maggio 2006 hanno avuto il regalo, però da adesso in avanti non succede più niente a nessuno. Invece non è così perchè tutto il nostro sistema...lei le ha chiamate garanzie, non sono garanzie. Le garanzie attengono al modo di gestire il processo, noi abbiamo una quantità di cosidette garanzie che sono invece adempimenti formali, semplici ostacoli fatti per rendere più difficile il processo...e che sono uno dei motivi per la prescrizione. E’ un po’ un gioco dell’oca: ogni volta che hai sbagliato vai lì e torna a questa casella, quindi ...noi in realtà abbiamo i cosidetti istituti perdonisitici, cioè quando noi diamo 3 anni di galera a uno non è vero che questo andrà in prigione per tre anni, è stato condannato per tre anni ma manco un giorno farà perchè ha l’affidamento in prova al servizio sociale. Se noi gli diamo 6 anni di prigione, è stato condannato a 6 anni ma non è vero che va in prigione per 6 anni perchè tre anni gli sono abbonati per via dell’affidamento in prova al servizio sociale e dei tre anni residui ogni anno vale nove mesi, quindi gli leviamo già 9 mesi...quindi questo signore farà mal contati di quei 6 anni due, non solo ma non farà manco quelli perchè poi ha diritto alla semidetenzione o alla libertà vigilata, a seconda dei casi, che significa che lui va a lavorare e la sera torna a dormire in carcere...quindi in realtà la nostra pena è una pena finta. Chi ci sta in carcere? Ci stanno i poveri cristi in carcerazione preventiva. Ma in carcerazione preventiva...ci stanno gli extracomunitari che spacciano, i clandestini, i drogati da quattro soldi ...e gente così. Delinquenti, sia chiaro è giustissimo che stiano in prigione. Il problema è che non ci possono stare solo loro. Che non è possibile che se l’80% della popolazione carceraria è composto da questa gente qua, dovremmo desumerne che l’80% di tutti i reati commessi in Italia è commesso da questa gente qua; è ridicolo no?


Bruno Tinti


F.to
Comitato contro l'indulto
comitatocontroindulto@gmail.com

venerdì, ottobre 19, 2007

 

ATTENTATO ALL'INFORMAZIONE LIBERA

Dall’ultimo post di Grillo scopriamo che questo governo vuole fare passare una legge che comprometterebbe gravemente la libertà di espressione di tutti gli autori di blog italiani.
In pratica si obbligherebbe il possessore di blog a registrarsi al Registro dell’Autorità delle Comunicazioni, produrre dei certificati, pagare un bollo, anche se fa informazione senza fini di lucro.
I blog nascono ogni secondo, chiunque può aprirne uno senza problemi e scrivere i suoi pensieri, pubblicare foto e video.L’iter proposto da Levi limita, di fatto, l’accesso alla Rete.
Quale ragazzo si sottoporrebbe a questo iter per creare un blog?
La legge Levi-Prodi obbliga chiunque abbia un sito o un blog a dotarsi di una società editrice e ad avere un giornalista iscritto all’albo come direttore responsabile.
Il 99% chiuderebbe. Il fortunato 1% della Rete rimasto in vita, per la legge Levi-Prodi, risponderebbe in caso di reato di omesso controllo su contenuti diffamatori ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale. In pratica galera quasi sicura. Il disegno di legge Levi-Prodi deve essere approvato dal Parlamento (dal Blog di Beppe Grillo)

Dopo la censura del Blog di Piero Ricca, causata dal Fede-le lacchè del nano venditore di spazzole, dopo la chiusura del blog antimastella, richiesta da quella parodia di ministro che abbiamo alla Giustizia, ecco che il disegno finale si compie. Eliminare tutte le voci contrarie, comprensa la nostra, una volta per tutte. Una vendetta contro Grillo innanzi tutto ed in generale contro il potere dell'informazione libera, cioè dei blogger.
Si limita così di fatto la libertà di espressione a tutti coloro che non sono soggetti al denaro e alle lusinghe dei poteri forti e che di questi criticano aspremente il modo di operare.

Occorre mobilitarci in massa ed impedire che un’altra vergogna, dopo l’indulto, infanghi il senso stesso di libertà di espressione (garantito dall’art. 21 della costituzione) che ogni cittadino italiano cosciente dovrebbe conservare come il bene più prezioso.

Facciamo sapere all’autore della legge Riccardo Franco Levi (levi_r@camera.it) cosa pensiamo di questa trovata, mandandogli un’email (qui sottto un esempio) e firmiamo la petizione contro la legge Levi-Prodi


Gent.mo dott. Levi,
Leggo con sgomento del Suo disegno di legge relativo al regolamento dell’editoria in generale (internet compresa), approvato il 12 ottobre. Ritengo gravissimo tale tentativo di imbavagliare la libera espressione del pensiero dei cittadini, degno solo di paesi come la Cina, in cui (come Lei sa perfettamente) vige la dittatura. Come vede, però, nonostante gli sforzi di censura, neppure in Cina è possibile controllare il dissenso: sono anzi profondamente convinto del fatto che questo giro di vite, per Voi, sarà controproducente, perché la rabbia dei cittadini, senza la valvola di sfogo della libera espressione, rischia di divenire sempre meno controllabile.

Per non perdere definitivamente il consenso al Suo governo, già pericolosamente in bilico, La invito caldamente a rivedere immediatamente la Sua posizione e a permettere ai cittadini di esprimere liberamente il proprio pensiero con ogni mezzo disponibile, così come prevedono la costituzione e la democrazia, senza vincoli che di fatto ne impediscono l’attuazione.

Esimio dottor Levi, mi permetto ancora di farLe rilevare, in via del tutto amichevole, che se il governo provoca il malcontento dei cittadini, non è censurandone le opinioni che otterrà maggior consenso. Spero che la presente Le serva come spunto di riflessione e La aiuti a reindirizzare i Suoi sforzi su obiettivi più utili per la Nazione, che ha un gran bisogno di intervento su questioni realmente importanti (qualche suggerimento: lavoro, giustizia, pensioni, sanità, istruzione, conflitto di interessi, mafia, corruzione, mobilità sostenibile, energia pulita e così via)

Con l’occasione per porgerLe i miei migliori saluti.

Vostra firma
F.to
Comitato contro l'indulto
comitatocontroindulto@gmail.com

mercoledì, ottobre 17, 2007

 

IL SENSO DELLA GIUSTIZIA

Solo due dati per renderci conto di come la totale incapacità di governare il nostro Paese, da parte di quegli assembramenti d’interesse tutto privato che vanno sotto il nome di partiti, abbia permesso e permetterà se non faremo nulla per fermarli, la distruzione di ogni seppur minimo sentore di giustizia.
Il primo funesto dato è che dopo l’indulto, qualcuno ha calcolato che si siano commessi 300.000 (si avete letto bene TRECENTOMILA, un numero spaventoso) reati in più, tra cui rapine, omicidi, stupri e furti vari (Centro di Ascolto – sezione criminalità)
Il secondo tristissimo dato è che tra un anno e mezzo le carceri ritorneranno piene come prima dell’indulto a causa di un incremento di detenuti che si aggira intorno alle mille unità in più ogni mese (Corriere della Sera).
Detta in parole povere è come dire che le centinaia di migliaia di persone che hanno subito i reati a causa dell’indulto (cioè i tantissimi morti, struprati e rapinati, ecc. ecc.), non hanno avuto nessuna giustificazione pratica. Cioè se fino all’anno scorso i politici, tra cui il famigerato Mastella (ci chiediamo chi sarà tanto pazzo da votarlo alle prossime elezioni? E chi sarà tanto idiota da includerlo in una nuova formazione di governo?) potevano dare l’abietta ma ancora non comprovata seppur falsa giustificazione che l’indulto era servito per smaltire le carceri in attesa di quegli interventi strutturali utili ad aumentarne la capienza; oggi dopo una anno e mezzo dal provvedimento avendo constatato che nulla si è fatto in tale direzione, possiamo tranquillamente affermare che i nostri politici non sono solo falsi e bugiardi ma hanno in più l’aggravante della completa incompetenza se non addirittura totale incapacità di gestire qualunque cosa riguardi il nostro Paese, men che meno il problema delle carceri affollate.
Un incompetenza pagata cara, anzi carissima, sulla pelle di noi tutti italiani diventati oramai estremamente sensibili ad ogni tema che abbia in se il concetto di sicurezza.
Così se durante il governo Berlusconi si tenevano nascosti i dati semestrali dei rapporti sulla criminalità del ministero dell’interno (Giro di vite) perché tali dati, nonostante la forte campagna sulla sicurezza della destra, mostravano un incremento degli omicidi e dei furti, oggi invece si preferisce girare queste cifre non più semestralmente, come era abitudine fare prima che il nano nascondesse i dati, ma annualmente, probabilmente perché scoprire l’enorme incremento dei reati dopo l’indulto potrebbe dare fastidio agli interessi di molti politicanti (come al solito mai combacianti con quelli degli italiani).
Così vediamo che il rapporto sulla criminalità di giugno 2007 include tutta una serie di cifre che arrivano però solo fino al 2006. Nonostante questo scaricando il documento dal sito della polizia di Stato, scopriamo come i reati siano comunque aumentati rispetto a quelli commessi nel 2004 di quasi 300.000 unità (Totale reati, tasso per 100.000 abitanti = 2004: 4.176,5 - 2005: 4.411,6 - 2006: 4.684,6 – rispetto all’intera popolazione italiana di 59.000.000 di abitanti = 2004: 2.464.135 – 2005: 2.602.844 – 2006: 2.763.914 da Rapporto sulla criminalità). Badate bene il dato si riferisce allo scarto tra i reati commessi nel 2006 e quelli commessi nel 2004. Se invece guardiamo alla differenza tra quelli commessi nel 2006 rispetto al 2005 possiamo calcolare la cifra di 161.070 reati in più. Una cifra comunque considerevole a cui ha sicuramente dato il suo apporto l’indulto. Ma tali numeri si riferiscono solo fino a tutto il 2006. Considerando che l’indulto è stato approvato nell’estate del 2006 non vogliamo immaginare a tutto 2007 quale sarà la spaventosa cifra di reati in più che apparirà, ufficialmente, solo sul prossimo rapporto sulla criminalità che vedremo però nel 2008.
Una situazione comunque insostenibile, dove ad una gestione vergognosa degli istituti penitenziari, degli stessi detenuti (che costano singolarmente allo Stato cioè a noi cittadini oltre 70.000 euro all’anno, senza contare le spese di mantenimento, considerando che in Italia è anche la sorveglianza dei detenuti ad avere un costo elevatissimo, con un rapporto di uno a uno tra secondini e carcerati, tale spesa può lievitare a 150.000 euro - La Stampa) possiamo associare un’altrettanto vergognosa (se tale parola basta a definire lo schifo in cui siamo caduti) gestione della giustizia.
Basta leggere ad esempio il libro di Bruno Tinti (di cui gireremo nel prossimo post del nostro blog un’intervista video), Toghe Rotte o alcuni articoli di giornale per comprendere come i politici a causa di leggi assurde, ipergarantiste, e immorali, abbiano trasformato l’istituto della giustizia in una barzelletta. Abbiamo così il caso di un uxoricida siciliano che ha scontato solo due giorni di prigione (Telereggiocalabria); o i calcoli sulle pene effettive fatte da La Stampa dove a fronte di un omicidio tra attenuanti, indulti e varie menate del genere un assassino può arrivare al massimo a prendere 8 anni; o ancora i tanti casi di malagiustizia fornitici da Centomovimenti dove ad esempio un brigadista Cristoforo Piancone, condannato all’ergastolo per 6 omicidi e 2 tentati omicidi ottiene nel 1998 la semilibertà, ma tenta una rapina e torna in carcere. Nel 2004 la ottiene nuovamente (perché?) e, durante una rapina, tenta di uccidere una poliziotta; o ancora l’assurdo caso della zingara fermata 122 volte per furto (122 volte, sì avete letto bene, non ci siamo sbagliati: 122 volte!) che non ha fatto nemmeno un giorno di carcere.
Insomma episodi che se non fossero reali e gravi potrebbero apparire talmente assurdi da figurare a pieno diritto tra le puntate della serie “ai confini della realtà”.
Una realtà sfortunatamente tangibile e comprovata, la nostra; una realtà tutta italiana favorita dalle menti idiote dei nostri politici. Una realtà che se non riusciremo a cambiare radicalmente non potrà che portare il Paese verso la completa rovina, verso il punto di non ritorno, verso il baratro dell’immoralità, della scelleratezza e della totale perdita del senso della giustizia.
A meno che in quel baratro già non ci siamo dentro!

F.to
Comitato contro l’indulto
comitatocontroindulto@gmail.com

mercoledì, ottobre 10, 2007

 

TOGHE ROTTE

forse è bene dire chiaramente che tutte le contravvenzioni in materia antinfortunistica, ambientale, ecologica, di inquinamento; tutti i delitti di corruzione, falso in bilancio, frode fiscale; tutti i delitti di maltrattamento in famiglia e violazione degli obblighi di assistenza famigliare; tutti i delitti di falsa testimonianza, tutti i delitti di truffa, anche a danno dello Stato o di Enti Pubblici o dell’Unione Europea; tutti questi delitti e tanti altri che non cito perché sarebbe un elenco lunghissimo, non saranno mai puniti. Nessun processo per questi delitti si concluderà con una sanzione effettiva. Nessuno che abbia commesso uno di questi delitti andrà mai in prigione.

E, quanto ai reati in materia di economia, il sistema è congegnato in modo da assicurare l’impunità a tutti i delinquenti che li commettono, e anzi, a invogliarli a commetterli.
I ricchi dunque rubano: ma perché rubano? E’ semplice perché anche loro hanno bisogno di soldi. Ma loro i soldi già li hanno, perché rubarli? Anche questo è semplice, è che gli servono per fare altri soldi; e, per questo, bisogna che i soldi che usano siano “neri”, cioè che nessuno sappia che li avevano. Perché non ci vogliono pagare le imposte; e perché li debbono usare per corrompere gente disonesta che gli farà fare altri soldi con appalti illecitamente concessi, accertamenti di imposta compiacenti, leggi fatte apposta per non fargli pagare le tasse e assicurargli l’impunità per i reati che hanno commesso per fare i soldi neri con cui pagare i corrotti…Insomma un serpente che si morde la coda, un circolo vizioso in cui tutti trovano il loro tornaconto. Tutti si capisce, meno i cittadini onesti e poveri: non parliamo dei poverissimi, degli immigrati clandestini e no, di tutti quelli con cui lo Stato fa la faccia feroce, che, siccome non sanno, non hanno nemmeno la soddisfazione di indignarsi.
E per loro che scrivo queste quattro cose.


Questi due scritti sono estratti dal libro TOGHE ROTTE di Bruno Tinti (con prefazione di Marco Travaglio). Procuratore aggiunto della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino (Barbieri & associati). Come cita il libro, Tinti in tempi meno conflittuali è stato anche consulente di qualche ministro e ha scritto la legge che punisce i reati tributari, in vigore ancora adesso, solo che se ne lamenta tutte le volte che gliene parlano perché il Parlamento (tutti d’accordo, senza distinzione tra maggioranza e opposizione, guarda caso come per l’indulto) gliel’ha cambiata e quella che è venuta fuori è l’ennesima legge fatta per non funzionare.
E’ un libro di facile lettura che racconta con semplicità, attraverso storie vissute sia dall’autore che da altri colleghi magistrati, il perché nel nostro Paese la gestione della giustizia come attualmente è concepita, sia a causa di leggi assurde ed ipergarantiste (fatte dai politici) che per il comportamento degli avvocati (che fanno di tutto per far arrivare il proceso a prescrizione) fino a quello degli stessi magistrati (divisi come sono in correnti), proprio non funziona.
Un libro che consigliamo a tutti, dove si comprende concretamente quali sono stati i danni che le leggi vergogna in materia di giustizia del precedente governo (assolutamente intoccate da quello attuale) abbiano cancellato ogni certezza della pena, per quasi tutti i reati ma con un occhio di riguardo per quelli tipicamente commessi dalle classi più abbienti, come il falso il bilancio, la corruzione ecc.
Tinti giovedì prossimo (11 ottobre) sarà da Santoro ad Annozero, dove parlerà del suo libro e dei problemi ordinari inerenti la gestione della giustizia. Consigliamo a tutti di vederla questa puntata di Annozero, in modo da comprendere, se ancora ce ne fosse il bisogno, come sia necessario se vogliamo trasformare la nostra nazione in un Paese civile, cambiare in toto l’attuale classe politica (di entrambi gli schieramenti) perché con essa non riusciremo mai a risolvere nessuno dei tanti problemi che assillano l'Italia, impegnati come sono, questi politici, nei loro loschi affari, cercando di fare soldi quanto più sia possibile, rubando dalle povere tasche di noi tutti cittadini italiani.
A breve pubblicheremo sul sito un’intervista video a Bruno Tinti, fatta da uno dei tanti collaboratori al comitato.

F.to
Comitato contro l’indulto
Comitatocontroindulto@gmail.com

giovedì, ottobre 04, 2007

 

LA GUERRA DEI POVERI

Oltre ai gravi danni al tessuto sociale del nostro povero Paese, constatabili da chiunque abbia ancora un poco di materia grigia nella testa (perciò non dai nostri politici che infatti continuano ancora a negarne gli infausti effetti), l’indulto ha finito anche per fomentare quella che in gergo popolare si può chiamare guerra dei poveri. Lo scontro tra le classi sociali più deboli e disagiate, cioè oggi come oggi lo scontro tra la maggioranza degli italiani e coloro che invece in Italia sono immigrati, sia da Paesi extra-comunitari che da poco entrati nella Comunità Europea, nella speranza di un futuro migliore.
Cancellando in noi quel buonismo ad oltranza tipico della sinistra per cui è possibile qualsiasi azione (e perciò perdono) finchè a compierla è un individuo “povero” e resettando ogni minima traccia di razzismo destrosio per cui tutti gli immigrati sono stupratori e malavitosi, ci troviamo comunque ad affrontare una realtà scomoda: l’aumento esponenziale dell’immigrazione (clandestina e non) e nella quasi totalità la conseguente creazione di sacche di povertà difficilmente gestibili, soprattutto in un Paese povero di servizi sociali come il nostro.

A fronte di tutto questo e perciò di un dovuto maggiore controllo su quella che viene chiamata la micro criminalità (ma che provoca invece danni grossissimi ai cittadini italiani), i nostri politici si sono inventati l’indulto, confermando di fatto di non comprendere assolutamente nulla di pianificazione, di controllo del territorio, delle dinamiche di sviluppo della criminalità e di quant’altro sia scienza utile a gestire una nazione. Cioè in breve i nostri politici non comprendono nulla di politica (cioè dell’arte di governare la società - Wikipedia)

Un esempio è stata la gestione dell’immigrazione romena: constatando i crudi e freddi numeri scopriamo che "in un anno e mezzo, dal gennaio 2006 (data dell’ingresso a pieno titolo della Romania nell’Unione europea) al giugno di quest’anno, tra i soli cittadini romeni, ci sono stati 76 arresti per omicidio volontario, 475 denunce per violenza sessuale, 1446 casi di truffe e frodi informatiche, 691 denunce per sfruttamento della prostituzione e pornografia minorile, ventimila denunce per furto, 5860 denunce per rapina. E questi dati riguardano, ripetiamo, i soli romeni.
D’altra parte, secondo dati Caritas non smentiti dal ministero dell’Interno, il flusso annuo dei romeni in Italia oscilla tra i 60mila e i 105mila… Basta scorrere tuttavia le statistiche dell’amministrazione carceraria per scoprire che una parte rilevante dei 60.710 oggi detenuti sono immigrati. Ne erano usciti 26.572 un anno fa per l’indulto, ne sono rientrati 6.194, quasi il 23 per cento, e non c’è da consolarsi se si pensa che la gran parte dei delitti resta impunita e che buona parte del beneficiari dell’indulto, purtroppo, non ha trovato dignitose forme di sopravvivenza alternativa".
(Quotidiano Net)

Così oltre ad essere stati impoveriti da decenni di malapolitica con una inesistente politica di controllo dei prezzi, dopo il passaggio dalla lira all’euro, un tartassamento fiscale impressionante, un’abbattimento di tutti i diritti sul lavoro conquistati negli ultimi 30 anni, gli italiani si trovano anche a dover subire oltre la propria anche una criminalità importata dall’estero feroce, senza scrupoli e grazie alla distruzione del nostro sistema giudiziario (sono bastati 5 anni di Berlusconi e le sue leggi ad-personam) e all’indulto (voluto pure dalla sinistra) anche totalmente impunita.

Ci verrebbe da piangere, se non avessimo già esaurito tutte le lacrime amare piante per questa vergogna italiana, quando leggiamo le dichiarazioni del nano venditore di spazzole che a Vicenza partecipando ai lavori di quella buffonata chiamata Parlamento Padano (al solo menzionare tale accostamento di parole rimpiangiamo Federico Barbarossa), ha dichiarato: “Sono consapevole che l'indulto e' comunque una sconfitta dello Stato che non e' capace di risolvere il problema delle carceri. Forza Italia ha lasciato piena liberta' di coscienza, perche' conosciamo bene il problema delle carceri che e' un vero e proprio dramma sociale”. (La Repubblica)

Piena libertà piuttosto, per la nostra classe politica, di rimanere impuniti come afferma Beppe Grillo in uno dei suoi tanti post: “La legge sull’indulto ha evitato la galera ai furbetti della finanza, agli amministratori pubblici corrotti. L’ha votata il Parlamento, destra e sinistra uniti nella loro difesa. Ma l’ha proposta Mastella, ultimo firmatario, non può incolpare sempre gli altri. Rutelli e la Palombelli per l’aereo, il Papa e il Parlamento per l’approvazione dell’indulto”. E poi continua parlando di Mastella “Nel suo blog mi ha dato del Pinocchio. Ha scritto che l’indulto non c’entra con il delitto bestiale di Gorgo. Lo dica anche a Daniele Pelliciardi. Voglio raccogliere, a partire da questo post, le testimonianze delle vittime dell’indulto. Ne farò un libro on line: “Gli indultati”, dedicato a tutti i parlamentari che hanno votato la legge”.

In attesa di questo libro possiamo comunque anticipare noi alcuni tra i fatti più eclatanti accaduti a causa dell’indulto (tratti da Centomovimenti) :

Il 4 settembre 2006 Salvatore Buglione, un impiegato comunale, viene rapinato da due delinquenti (uno dei quali “indultato”) mentre sta chiudendo l’edicola della moglie. Prova a ribellarsi, ma riceve una coltellata nel cuore. Sulla sua lapide viene lasciato un messaggio: "Al consiglio regionale, al consiglio provinciale, al consiglio comunale, all'ubiquo Mastella: vergognatevi".
Il 16 ottobre 2006 a Saviano (Napoli) un criminale slavo uscito di carcere dopo l'indulto tenta di rubare l'auto ad Antonio Pizza, 28 anni, commerciante, padre di una bimba di pochi mesi. Sta caricando dei computer sulla sua mattina. Si ribella al furto, si aggrappa allo sportello della sua Multipla. Il ladro, anziché fermarsi, preme sull'acceleratore. Antonio Pizza muore dopo 8 giorni di agonia.
Il 16 novembre 2006 Paolo Cordova, farmacista, viene ucciso durante una tentata rapina da Antonino Lo Monaco, autore – secondo gli inquirenti – di “almeno sei rapine”, libero, ça va sans dire, grazie all’indulto.
Nel marzo 2007 Vincenzo D'Errico, detenuto tossicodipendente “indultato”, dopo essersi iniettato nelle vene una dose d'eroina, minaccia una donna di Caravaggio (Bergamo), Luigia Polloni. Si ribella, ma D'Errico non avrà scrupoli a strangolarla.
Il 10 maggio Pietro Arena, ex poliziotto di Enna, condannato per tentato omicidio e quindi rimesso a forza in libertà, ha ucciso con la sua pistola calibro 765 Antonio Allegra, il compagno dell'ex moglie che ha successivamente tenuto in ostaggio per dieci ore.
Il 16 maggio a Parma Barbara Dodi, 46enne con due figlie a carico, viene strangolata in camera da letto con una cinta. Dal marito, Giovanni Melosi, 47enne, già condannato per tentata rapina e a piede libero per via dell'indulto.
Il 22 agosto due coniugi ultrasessantenni di Treviso, Giudo Pellicciardi e Lucia Comin, custodi di una villa, vengono massacrati da tre delinquenti, uno dei quali libero per gentile concessione dello Stato italiano: in fin dei conti era stato condannato solo per furto, rapina e violenza sessuale.

Delitti che ogni parlamentare responsabile di aver votato l’indulto dovrebbe sentire sulla propria coscienza. Una coscienza inesistente dato che in oltre un anno dall’approvazione dell’orrendo provvedimento nulla è stato fatto come si evince dai dati presentati da Il Legno Storto:

“L’indulto era stato presentato come l’occasione per correre ai ripari ed evitare che si ripetessero situazioni come quella del luglio 2006, quando in carcere c’erano 60.710 detenuti, il 40% in più di quanti le celle ne potessero sopportare. Grazie al provvedimento di clemenza, il loro numero scese a 38.847, ma era intuibile che presto molti sarebbero tornati dentro. Per tenere fede all’impegno preso con i cittadini - che intanto stavano pagando in prima persona la messa in libertà di certi personaggi - si sarebbe dovuta fare l’unica cosa suggerita dal buon senso: costruire in fretta nuovi penitenziari. Si è preferito non fare nulla…grazie all’ampliamento dei penitenziari esistenti, stanno per aggiungersi 5.886 posti a quelli attuali. Ma è troppo poco, servono nuove strutture. Per costruirle, però, occorre uno sforzo politico e finanziario che nessuno ha voglia di fare. Eppure il confronto internazionale parla chiaro: l’Italia ha 75 posti in carcere ogni centomila abitanti, la Francia ne ha 82, la Germania 97, il Regno Unito 131.
A conti fatti, resta l’ennesima occasione perduta. Il tempo per realizzare nuovi penitenziari c’era tutto. Non sarà elegante ricordarlo, ma in poco più di un anno, dal gennaio del ’36 all’aprile del ’37, Benito Mussolini costruì i grandi studi di Cinecittà. Sarebbe bello continuare a non rimpiangerlo, se solo ce ne fosse la possibilità
.”

Lo dice anche Il Sole 24 Ore che “l'Italia ha una carenza così drammatica di posti che necessita di qualcosa di ben diverso: nuove carceri, e molte. Senza di esse e i recenti provvedimenti che allargano i casi di detenzione, e l'intera discussione sul recupero di legalità nelle nostre città, sono destinati a rimanere lettera morta. L'idea di costruire nuove carceri ripugna a gran parte della nostra cultura e non appare in nessun programma politico, perché è considerata reazionaria e punitiva. Ma opporsi a nuove carceri è pura ipocrisia: chi ne va di mezzo sono gli stessi detenuti, e i cittadini più deboli, che sono maggiormente esposti alla criminalità piccola e grande".

Ma costruire o pensare di costruire nuove carceri, in Italia non paga politicamente, come afferma il sociologo Mario Barbagli (Corriere della Sera) che aggiunge, alla fine dell’intervista, un commento che condividiamo in pieno: “L'indulto è stato non solo inutile ma anche dannoso perché, realizzando quello che era uno scambio di prigionieri fra i due schieramenti politici, ha spazzato via ogni residua fiducia nella certezza della pena e quindi ogni speranza nella lotta alla criminalità.E’ stato un errore, ma spero un errore irripetibile”.

F.to
Comitato contro l’indulto
comitatocontroindulto@gmail.com

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